SABATO 29 DICEMBRE 2018 (Lc. 2, 22-35)
"Simeone"
Qualche tempo fa , il quotidiano inglese “Times” riportava un’intervista di Martin Amis, il quale proponeva un’eutanasia di massa quale rimedio per riequilibrare la situazione demografica ed economica di tanti paesi.
A suo parere l’età appropriata per un suicidio di massa sarebbero i 70 anni, quando ormai un individuo ha vissuto abbastanza a lungo per dire addio a questa vita.
Per la benedettina americana Joan Chittister, l’età anziana è uno dei periodi più importanti della vita.
Ogni vita non è che una serie di vite in cui ciascuna di esse comporta un suo significato.
Ciascuna tappa della nostra vita, pur facendo parte di una linea continua, è distinta.
Ognuna è realmente una vita: l’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza, l’età adulta e l’anzianità. Ciascuna di esse ci dona una nuova possibilità e ognuna ha un suo fine.
L’anzianità dà il tempo di assimilare tutte le altre fasi della vita.
Perciò compito di questo periodo non è soltanto di sopportare l’attesa della fine che si avvicina.
Si tratta invece di essere vivi in modo tale come non si era mai stati prima.
Perciò compito di questo periodo non è soltanto di sopportare l’attesa della fine che si avvicina.
Si tratta invece di essere vivi in modo tale come non si era mai stati prima.
S i dice che le persone anziane diventano più difficili a mano a mano che invecchiano.
No, assolutamente!
Si preoccupano semplicemente di meno di conservare la loro maschera.
No, assolutamente!
Si preoccupano semplicemente di meno di conservare la loro maschera.
È vero che uno dei rischi di questi anni è di lasciarsi andare agli aspetti egoistici della propria personalità.
Ma una delle benedizioni di questi anni è che si ha la possibilità di far fronte a ciò che ci ha resi schiavi e di lasciare che lo spirito s’involi fuori da tutto ciò che ha potuto tenerlo attaccato alla terra.
La figura di Simeone mi sembra davvero esemplare nella sua capacità di stare nella sua anzianità come in quel periodo più importante della sua vita in cui ha fatto l’esperienza di essere vivo in modo tale come non lo era mai stato prima.
Non può non colpire il fatto che l'attesa del vecchio Simeone si compie alla fine.
Un'attesa di una vita che non viene delusa, ma che si compie all’ultimo, alla fine.
Un'attesa di una vita che non viene delusa, ma che si compie all’ultimo, alla fine.
Di fronte agli anni che passano forse verrebbe da pensare che non c’è più speranza.
Invece Simeone è ancora attivo, docile allo Spirito Santo e il Signore arriva a realizzare le sue promesse.
Invece Simeone è ancora attivo, docile allo Spirito Santo e il Signore arriva a realizzare le sue promesse.
Probabilmente tutta la vita è servita a Simeone per essere pronto a riconoscerlo, una volta che il Salvatore fosse giunto. Tutta una vita per quel momento!
Simeone sa riconoscere in Gesù, in quel Bambino, l’atteso. Il suo sguardo di anziano non è diffidente, sospettoso, pauroso, ma tenero e accoglie tra le braccia Gesù.
Noi siamo soliti considerare gli anziani “vecchi”, atrofizzati, fissati sul vecchio, sull’ammuffito, sul passato, incapaci di accogliere la novità.
Simeone ci mostra il contrario e non ha lo sguardo disilluso di colui che ne ha viste tante, troppe, per credere e sperare ancora in qualcosa di nuovo.
Egli è capace di novità!
Lo Spirito Santo era su di lui, e lo Spirito Santo è novità assoluta, novità continua.
Egli è capace di novità!
Lo Spirito Santo era su di lui, e lo Spirito Santo è novità assoluta, novità continua.
In questo incontro tra un anziano e un neonato assistiamo a qualcosa di portentoso: è la vita che tiene in braccio la Vita, l’uomo che tiene in braccio l’Uomo, l’età avanzata che tiene in braccio l’Eterno…
Le distanze sembrano annullate in un incrocio di sguardi che s’intendono a meraviglia e Simeone prorompe in quel cantico che è diventato la “ninna nanna” del credente chiudendo ogni sera la preghiera di Compieta.
Simeone offre la voce alla Parola che tiene in braccio e diventa capace di indicare a tutti il Salvatore.
La docilità allo Spirito Santo ha reso l’anzianità di Simeone un’opportunità.
Ha reso la sua fragilità, capacità di tenerezza, la sua esperienza di vita capacità di speranza, la sua lunga attesa limpidezza di sguardo e capacità di lode, la sua parola capacità profetica.
Ha reso la sua fragilità, capacità di tenerezza, la sua esperienza di vita capacità di speranza, la sua lunga attesa limpidezza di sguardo e capacità di lode, la sua parola capacità profetica.
Ieri la Parola di Dio ci invitava ad aprire gli occhi sulle tante forme di persecuzione di bambini innocenti anche nel presente.
La parola di oggi ci invita a saper riconoscere nell’anzianità non una malattia inguaribile, non una minaccia per la produttività o per la vita della società, non un limite da evitare, ma il compimento della maturità umana se aperta all’azione dello Spirito.
Quindi riprendendo quanto detto prima, la figura di Simeone mi sembra davvero esemplare nella sua capacità di stare nella sua anzianità come in quel periodo più importante della sua vita in cui ha fatto l’esperienza di essere vivo in modo tale come non lo era mai stato prima.
LA VECCHIA SIGNORA SCORBUTICA (Bruno Ferrero)
Sul tavolino da notte di una vecchia signora ricoverata in un ospizio per anziani, il giorno dopo la sua morte, fu ritrovata questa lettera.
Era indirizzata alla giovane infermiera del reparto.
“Cosa vedi, tu che mi curi? Chi vedi, quando mi guardi? Cosa pensi, quando mi lasci? E cosa dici quando parli di me?
Era indirizzata alla giovane infermiera del reparto.
“Cosa vedi, tu che mi curi? Chi vedi, quando mi guardi? Cosa pensi, quando mi lasci? E cosa dici quando parli di me?
Il più delle volte vedi una vecchia scorbutica, un po’ pazza, lo sguardo smarrito, che non è più completamente lucida, che sbava quando mangia e non risponde mai quando dovrebbe.
E non smette di perdere le scarpe e calze, che docile o no, ti lascia fare come vuoi, il bagno e i pasti per occupare la lunga giornata grigia.
È questo che vedi!
Allora apri gli occhi. Non sono io.
Ti dirò chi sono.
Sono l’ultima di dieci figli con un padre e una madre. Fratelli e sorelle che si amavano.
Una giovane di 16 anni, con le ali ai piedi, sognante che presto avrebbe incontrato un fidanzato.
Sposata già a vent’anni.
Il mio cuore salta di gioia al ricordo dei propositi fatti in quel giorno.
Ho 25 anni ora e un figlio mio, che ha bisogno di me per costruirsi una casa.
Una donna di 30 anni, mio figlio cresce in fretta, siamo legati l’uno all’altra da vincoli che dureranno.
Quarant’anni, presto lui se ne andrà. Ma il mio uomo veglia al mio fianco.
Cinquant’anni, intorno a me giocano daccapo dei bimbi.
Rieccomi con dei bambini, io e il mio diletto.
Poi ecco i giorni bui, mio marito muore. Guardo al futuro fremendo di paura, giacché i miei figli sono completamente occupati ad allevare i loro.
E penso agli anni e all’amore che ho conosciuto.
Ora sono vecchia.
La natura è crudele, si diverte a far passare la vecchiaia per pazzia. Il mio corpo mi lascia, il fascino e la forza mi abbandonano. E con l’età avanzata laddove un tempo ebbi un cuore vi è ora una pietra.
Ma in questa vecchia carcassa rimane la ragazza il cui vecchio cuore si gonfia senza posa.
Mi ricordo le gioie, mi ricordo i dolori, e sento daccapo la mia vita e amo.
Ripenso agli anni troppo brevi e troppo presto passati.
E accetto l’implacabile realtà “che niente può durare”.
Allora apri gli occhi, tu che mi curi, e guarda non la vecchia scorbutica… Guarda meglio e mi vedrai”.
Pace e bene e buon Natale!
Dal Vangelo secondo Luca
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
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