DOMENICA 4 NOVEMBRE 2018 ( Mc. 12, 28-34)
" AMERAI! "
DUE FAZZOLETTI (B. Ferrero)
Alla scuola materna,
un bambino portava sempre due fazzoletti.
La maestra gli chiese il perché.
Lui rispose: «Uno è per soffiarmi il naso,
l’altro per asciugare gli occhi di quelli che piangono».
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613 erano i precetti che i giudei dovevano osservare,
di cui 248 comandamenti positivi (obblighi) e 365 negativi (divieti).
La domanda dello scriba, perciò non è sciocca né superficiale. Egli desidera scoprire qual è il grande comandamento, quello che sta sopra tutti, armonizza tutti e che a tutti dà significato.
Gesù risponde citando alcuni versetti dell'Antico Testamento (Libro del Deuteronomio, 6) che costituiscono lo "shemà", una preghiera importante che ogni israelita recitava due volte al giorno coprendosi gli occhi con le mani, come per dire che il mistero di Dio lo si può accostare solo con l'ascolto, non con la visione.
Così facendo Gesù racchiude tutta la legge in un verbo: amerai!
Qual è il comando originario di Dio? "Amerai!"
E tutto il resto? Tutti quei precetti?
Tutto il resto viene dopo.
Anzi direi che tutto il resto viene dentro questo "amerai!".
Quindi non significa che il resto non sia importante, anzi...
Se infatti ami davvero allora sentirai pure l'urgenza di esprimere questo amore anche attraverso le piccole cose, le quali diventeranno capaci di veicolare l'inesprimibile.
Infatti una regola fondamentale dell'amore è proprio questa: più grande è l'amore che ho per una persona e più saranno piccole le cose a cui sarò attento.
Così, più ami Dio e più saranno piccole le cose a cui sarai attento.
Per questo i santi si confessavano spesso: perché amando tanto Dio anche i peccati piccoli, veniali, venivano percepiti come delle mancanze grandi.
Se ami Dio con tutto il cuore e con tutto te stesso allora prendono significato anche tutti i precetti e diventano occasioni di amore.
Gesù poi unisce i due comandamenti: l’amore di Dio e l’amore del prossimo.
Così comprendiamo che l’amore di Dio non può essere più sganciato dall’amore del prossimo e viceversa.
Come fai ad amare Dio che non vedi, se non ami il fratello che vedi? Direbbe san Giovanni.
Inoltre l’amore del prossimo è comparato all’amore di sé: non puoi amare gli altri se non ami te stesso.
Detto altrimenti: per amare bene gli altri è necessario che ami bene te stesso.
E siccome si ama una persona, quando la sua felicità, la sua sicurezza ed il suo sentirsi bene ci stanno a cuore come o più delle nostre, è evidente che è necessario che io abbia a cuore la mia felicità, la mia sicurezza ed il mio star bene.
Infatti, nella stessa misura in cui riesco ad amare me stesso sarò capace di amare anche gli altri.
Ma non nel senso debole che se amo me stesso, poi posso anche amare gli altri, ma non è detto che lo faccia. Bensì nel senso forte che se amo me stesso inevitabilmente amerò anche gli altri, sarò attento agli altri. Inevitabilmente!
Allora capiamo quella gigantesca piccola cosa che è stata il portare i due fazzoletti da parte di quel bimbo della scuola materna.
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IL CERCHIO DELLA GIOIA ( Bruno Ferrero)
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Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di un convento e bussò energicamente. Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d’uva.
« Frate portinaio » disse il contadino « sai a chi voglio regalare questo grappolo d’uva che è il più bello della mia vigna? ».
« Forse all’Abate o a qualche frate del convento ».
« No, a te! ».
« A me? » Il frate portinaio arrossì tutto per la gioia. « Lo vuoi dare proprio a me? »
« Certo, perché mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d’uva ti dia un po’ di gioia! ».
La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui.
Il frate portinaio mise il grappolo d’uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina. Era veramente un grappolo stupendo. Ad un certo punto gli venne un’idea: « Perché non porto questo grappolo all’Abate per dare un po’ di gioia anche a lui? ».
Prese il grappolo e lo portò all’Abate.
L’Abate ne fu sinceramente felice. Ma si ricordò che c’era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: « Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco ». Così il grappolo d’uva emigrò di nuovo. Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato. Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate ai fornelli, e glielo mandò. Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano (per dare un po’ di gioia anche a lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro.
Finché, di frate in frate il grappolo d’uva tornò dal frate portinaio (per portargli un po’ di gioia). Così fu chiuso il cerchio. Un cerchio di gioia.
Pace e bene e buona domenica!
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