GIOVEDì 1 NOVEMBRE 2018 - SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI (Mt. 5, 1-12)
" Rallegratevi ed esultate "
Esiste un certo modo di vivere che semina gioia nella nostra vita, come già ha seminato gioia nella vita di tanti cristiani che ci hanno preceduto e che oggi festeggiamo come santi.
"Rallegratevi!". "Esultate!".
Questi due verbi con cui Gesù conclude il discorso sono come due chiodi piantati nel muro capaci di sorreggere un quadro gigante. Esprimono, presi insieme, la completezza della gioia: la beatitudine, appunto!
Mentre "rallegratevi" ne presenta più la dimensione interiore, "esultate" evidenzia più la dimensione esteriore della gioia. La beatitudine è la gioia che diventa permanente e coinvolge tutto di noi.
Mentre "rallegratevi" ne presenta più la dimensione interiore, "esultate" evidenzia più la dimensione esteriore della gioia. La beatitudine è la gioia che diventa permanente e coinvolge tutto di noi.
Questo modo di vivere che semina gioia è sintetizzato in una parola: santità!
Una parola oggi scandalosa, fuori moda e anche fuori uso. Una di quelle parole che assomigliano alle perle da non gettare ai porci.
Eppure è la vocazione di ogni uomo e ancor più direttamente di ogni cristiano. Vocazione, non condanna!
Una parola oggi scandalosa, fuori moda e anche fuori uso. Una di quelle parole che assomigliano alle perle da non gettare ai porci.
Eppure è la vocazione di ogni uomo e ancor più direttamente di ogni cristiano. Vocazione, non condanna!
Condanna?
Sì! A vole si ha la percezione che la santità sia percepita come un qualcosa di serio, di così serio da non poter essere desiderabile.
Eppure Gesù ne parla come della via di beatitudine.
Anche il mondo contemporaneo, a modo suo, ce la presenta come bellezza, proprio quando propone, in prima serata TV, fiction sulla vita di santi,
Perché sono molto seguite queste riduzioni televisive? Perché la vita dei santi è bella! Perché la santità è bella!
Sì! A vole si ha la percezione che la santità sia percepita come un qualcosa di serio, di così serio da non poter essere desiderabile.
Eppure Gesù ne parla come della via di beatitudine.
Anche il mondo contemporaneo, a modo suo, ce la presenta come bellezza, proprio quando propone, in prima serata TV, fiction sulla vita di santi,
Perché sono molto seguite queste riduzioni televisive? Perché la vita dei santi è bella! Perché la santità è bella!
'Santità' è vita piena, vita bella perché vissuta nell'amore. La santità è una promessa di Dio che Egli ha inciso nella nostra umanità il giorno del battesimo: è un dono suo!
Ancora prima di chiamarsi cristiani, agli inizi i discepoli di Gesù si chiamavano "eletti", "santi". Non perché fossero tutti senza peccati, ma perché tutti col battesimo ricevono in dono lo Spirito Santo il quale ci rende figli di Dio, ossia santi per vocazione.
Pensa: santo Enrico, santa Martina, santo Simone, santa Sofia....che pazzia se tra noi credenti in Cristo ci chiamassimo così o, almeno, ci guardassimo e trattassimo così! Sarebbe quella pazzia capace di salvare il mondo, come scriveva Dostoevskij: " La bellezza salverà il mondo!".
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Ancora prima di chiamarsi cristiani, agli inizi i discepoli di Gesù si chiamavano "eletti", "santi". Non perché fossero tutti senza peccati, ma perché tutti col battesimo ricevono in dono lo Spirito Santo il quale ci rende figli di Dio, ossia santi per vocazione.
Pensa: santo Enrico, santa Martina, santo Simone, santa Sofia....che pazzia se tra noi credenti in Cristo ci chiamassimo così o, almeno, ci guardassimo e trattassimo così! Sarebbe quella pazzia capace di salvare il mondo, come scriveva Dostoevskij: " La bellezza salverà il mondo!".
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STORIA...
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IL CUCCHIAINO
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Una vecchietta serena, sul letto d'ospedale, parlava con il parroco che era venuto a visitarla.
"Il Signore mi ha donato una vita bellissima. Sono pronta a partire".
"Lo so" mormorò il parroco.
"C'è una cosa che desidero. Quando mi seppelliranno voglio avere un cucchiaino in mano".
"Un cucchiaino?". Il buon parroco si mostrò autenticamente sorpreso. "Perché vuoi essere sepolta con un cucchiaino in mano?".
"Mi è sempre piaciuto partecipare ai pranzi e alla cene delle feste in parrocchia. Quando arrivavo al mio posto guardavo subito se c'era il cucchiaino vicino al piatto. Sa che cosa voleva dire? Che alla fine sarebbero arrivati il dolce o il gelato".
"E allora?".
"Significava che il meglio arrivava alla fine! E proprio questo che voglio dire al mio funerale. Quando passeranno vicino alla mia bara si chiederanno: Perché quel cucchiaino? Voglio che lei risponda che io ho il cucchiaino perché sta arrivando il meglio".
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IL CUCCHIAINO
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Una vecchietta serena, sul letto d'ospedale, parlava con il parroco che era venuto a visitarla.
"Il Signore mi ha donato una vita bellissima. Sono pronta a partire".
"Lo so" mormorò il parroco.
"C'è una cosa che desidero. Quando mi seppelliranno voglio avere un cucchiaino in mano".
"Un cucchiaino?". Il buon parroco si mostrò autenticamente sorpreso. "Perché vuoi essere sepolta con un cucchiaino in mano?".
"Mi è sempre piaciuto partecipare ai pranzi e alla cene delle feste in parrocchia. Quando arrivavo al mio posto guardavo subito se c'era il cucchiaino vicino al piatto. Sa che cosa voleva dire? Che alla fine sarebbero arrivati il dolce o il gelato".
"E allora?".
"Significava che il meglio arrivava alla fine! E proprio questo che voglio dire al mio funerale. Quando passeranno vicino alla mia bara si chiederanno: Perché quel cucchiaino? Voglio che lei risponda che io ho il cucchiaino perché sta arrivando il meglio".
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Faccio mia la conclusione del primo capitolo dell'esortazione Apostolica di Papa Francesco sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo:
"In fondo, come diceva Leòn Bloy, nella vita 'non c'è che una tristezza, [...] quella di non essere santi".
"In fondo, come diceva Leòn Bloy, nella vita 'non c'è che una tristezza, [...] quella di non essere santi".
PACE E BENE, BUONA GIORNATA!
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