GIOVEDì 8 NOVEMBRE 2018 (Lc. 15, 1-10)
"Tutti i pubblicani"
Una coppia di amici qualche tempo fa mi raccontò questo fatto.
Morì un sacerdote che conoscevano e che in vita si era prodigato e occupato molto per aiutare ragazzi tossicodipendenti, prostitute, extra-comunitari (così allora si chiamavano le persone che provenivano dall'Africa e dall'Est Europa).
Giunti alla chiesa in cui si celebrava il funerale rimasero colpiti nel vedere che nei primi banchi non c'erano - come invece spesso succede in questi casi - autorità civili e altre persone importanti. I banchi davanti erano interamente occupati da tossicodipendenti, ex-tossicodipendenti, prostitute ecc...e mentre mi raccontavano questa esperienza così commentavano il fatto: " Dal tipo di persone che c'erano in chiesa si capiva che uomo era quel sacerdote!".
Morì un sacerdote che conoscevano e che in vita si era prodigato e occupato molto per aiutare ragazzi tossicodipendenti, prostitute, extra-comunitari (così allora si chiamavano le persone che provenivano dall'Africa e dall'Est Europa).
Giunti alla chiesa in cui si celebrava il funerale rimasero colpiti nel vedere che nei primi banchi non c'erano - come invece spesso succede in questi casi - autorità civili e altre persone importanti. I banchi davanti erano interamente occupati da tossicodipendenti, ex-tossicodipendenti, prostitute ecc...e mentre mi raccontavano questa esperienza così commentavano il fatto: " Dal tipo di persone che c'erano in chiesa si capiva che uomo era quel sacerdote!".
A partire da questo semplice aneddoto forse possiamo capire meglio l'imbarazzo degli scribi e farisei di fronte all'operato di Gesù.
Tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a Gesù!
Come mai queste persone “impure” si sentono di potersi avvicinare a Gesù?
Noi corriamo subito a cercare di capire le parabole e spiegarle, ma ignoriamo che queste parabole Gesù le ha narrate per spiegare proprio questo preciso fatto: che tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a Gesù ed egli li accoglieva senza porre condizioni previe, nemmeno il pentimento.
Tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a Gesù!
Come mai queste persone “impure” si sentono di potersi avvicinare a Gesù?
Noi corriamo subito a cercare di capire le parabole e spiegarle, ma ignoriamo che queste parabole Gesù le ha narrate per spiegare proprio questo preciso fatto: che tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a Gesù ed egli li accoglieva senza porre condizioni previe, nemmeno il pentimento.
Il vero problema che Gesù suscitava col suo modo di fare era che rivendicava la pretesa di agire così perché Dio è così! Ossia aveva la pretesa di agire in nome e con l’autorità di Dio. Se Gesù permette ai pubblicani e ai peccatori di avvicinarsi è perché Dio è così!
Se Gesù offre segni di comunione senza attendere segni di conversione nei peccatori è perché Dio è così e ama così!
Se Gesù offre segni di comunione senza attendere segni di conversione nei peccatori è perché Dio è così e ama così!
Anche i primi cristiani faticavano ad accogliere un simile modo di comportarsi di Gesù. Ricordiamo forse quando Pietro viene invitato da una visione a recarsi dal centurione Cornelio e poi lo battezza. Già egli inizialmente è resistente all’invito della visione e poi la comunità di Gerusalemme lo rimprovera pubblicamente chiedendo conto del suo operato così “trasgressivo”: “Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato con loro!” (At. 11,3 questo versetto va letto con un tono di severa accusa).
Gesù non ha timore a lasciarsi avvicinare dai peccatori e a mangiare con loro.
Se pensiamo che le leggi di purità vietavano severamente la comunione di mensa con i peccatori, capiamo la potenza “sovversiva” del comportamento di Gesù.
Si pensava di onorare Dio separandosi dai peccatori.
Ricordiamo Pietro là sulla barca dopo la pesca miracolosa: “ Signore, allontanati da me che sono peccatore!” (Lc. 5, 8b). Come a dire: “Poiché sono peccatore, se tu sei il Signore io non posso stare vicino a te!”.
Gesù fa il contrario e rivela che si onora Dio facendosi vicini ai peccatori.
Dio per primo si fa vicino ai peccatori!
Se pensiamo che le leggi di purità vietavano severamente la comunione di mensa con i peccatori, capiamo la potenza “sovversiva” del comportamento di Gesù.
Si pensava di onorare Dio separandosi dai peccatori.
Ricordiamo Pietro là sulla barca dopo la pesca miracolosa: “ Signore, allontanati da me che sono peccatore!” (Lc. 5, 8b). Come a dire: “Poiché sono peccatore, se tu sei il Signore io non posso stare vicino a te!”.
Gesù fa il contrario e rivela che si onora Dio facendosi vicini ai peccatori.
Dio per primo si fa vicino ai peccatori!
Che volto di Dio inedito rivela Gesù con questo suo modo di fare!
Anche scribi e farisei non negavano l’accoglienza a chi, peccatore, avesse dimostrato di pentirsi. Ma Gesù accoglie e ama i peccatori già prima che si ravvedano.
Questa è la prospettiva di Dio e l’atteggiamento di Gesù, di Dio! Grandioso!
Ecco allora il senso di queste parabole narrate da Gesù: spiegare che l’operato suo è espressione dell’agire del Padre.
In queste parabole la conversione non è vista dalla parte del peccatore (cosa deve fare il peccatore?) ma da quella di Dio (cosa fa Dio?). L’attenzione è tutta concentrata su Dio: su ciò che egli fa per trovare il peccatore e su ciò che egli prova quando lo ritrova e non su che cosa debba fare il peccatore per essere riaccolto.
L’ostinata ricerca del pastore appare inverosimile: qual è il pastore che abbandonerebbe 99 pecore al pericolo del deserto per cercarne una?
Senza questa parabola forse avremmo continuato a pensare che tutto sommato 99 giusti valgono ben più di 1 solo peccatore che si converte. Invece Gesù narra l’assurdità di un Dio per il quale 1 solo peccatore che si converte vale almeno quanto 99 giusti che non hanno bisogno di conversione.
Infatti, ciò che è più grande non è il valore, ma la gioia: “ Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione”.
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Senza questa parabola forse avremmo continuato a pensare che tutto sommato 99 giusti valgono ben più di 1 solo peccatore che si converte. Invece Gesù narra l’assurdità di un Dio per il quale 1 solo peccatore che si converte vale almeno quanto 99 giusti che non hanno bisogno di conversione.
Infatti, ciò che è più grande non è il valore, ma la gioia: “ Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione”.
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IL SEGNALE (Bruno Ferrero)
Un giovane era seduto da solo nell'autobus; teneva lo sguardo fisso fuori del finestrino. Aveva poco più di vent'anni ed era di bell'aspetto, con un viso dai lineamenti delicati.
Una donna si sedette accanto a lui. Dopo avere scambiato qualche chiacchiera a proposito del tempo, caldo e primaverile, il giovane disse, inaspettatamente: «Sono stato in prigione per due anni. Sono uscito questa mattina e sto tornando a casa».
Le parole gli uscivano come un fiume in piena mentre le raccontava di come fosse cresciuto in una famiglia povera ma onesta e di come la sua attività criminale avesse procurato ai suoi cari vergogna e dolore. In quei due anni non aveva più avuto notizie di loro. Sapeva che i genitori erano troppo poveri per affrontare il viaggio fino al carcere dov'era detenuto e che si sentivano troppo ignoranti per scrivergli. Da parte sua, aveva smesso di spedire lettere perché non riceveva risposta.
Tre settimane prima di essere rimesso in libertà, aveva fatto un ultimo, disperato tentativo di mettersi in contatto con il padre e la madre. Aveva chiesto scusa per averli delusi, implorandone il perdono.
Dopo essere stato rilasciato, era salito su quell'autobus che lo avrebbe riportato nella sua città e che passava proprio davanti al giardino della casa dove era cresciuto e dove i suoi genitori continuavano ad abitare.
Nella sua lettera aveva scritto che avrebbe compreso le loro ragioni. Per rendere le cose più semplici, aveva chiesto loro di dargli un segnale che potesse essere visto dall'autobus. Se lo avevano perdonato e lo volevano accogliere di nuovo in casa, avrebbero legato un nastro bianco al vecchio melo in giardino. Se il segnale non ci fosse stato, lui sarebbe rimasto sull'autobus e avrebbe lasciato la città, uscendo per sempre dalla loro vita.
Mentre l'automezzo si avvicinava alla sua via, il giovane diventava sempre più nervoso, al punto di aver paura a guardare fuori del finestrino, perché era sicuro che non ci sarebbe stato nessun fiocco.
Dopo aver ascoltato la sua storia, la donna si limitò a chiedergli: «Cambia posto con me. Guarderò io fuori del finestrino».
L'autobus procedette ancora per qualche isolato e a un certo punto la donna vide l'albero. Toccò con gentilezza la spalla del giovane e, trattenendo le lacrime, mormorò: «Guarda! Guarda! Hanno coperto tutto l'albero di nastri bianchi».
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Pace e bene, buona giornata!
Un giovane era seduto da solo nell'autobus; teneva lo sguardo fisso fuori del finestrino. Aveva poco più di vent'anni ed era di bell'aspetto, con un viso dai lineamenti delicati.
Una donna si sedette accanto a lui. Dopo avere scambiato qualche chiacchiera a proposito del tempo, caldo e primaverile, il giovane disse, inaspettatamente: «Sono stato in prigione per due anni. Sono uscito questa mattina e sto tornando a casa».
Le parole gli uscivano come un fiume in piena mentre le raccontava di come fosse cresciuto in una famiglia povera ma onesta e di come la sua attività criminale avesse procurato ai suoi cari vergogna e dolore. In quei due anni non aveva più avuto notizie di loro. Sapeva che i genitori erano troppo poveri per affrontare il viaggio fino al carcere dov'era detenuto e che si sentivano troppo ignoranti per scrivergli. Da parte sua, aveva smesso di spedire lettere perché non riceveva risposta.
Tre settimane prima di essere rimesso in libertà, aveva fatto un ultimo, disperato tentativo di mettersi in contatto con il padre e la madre. Aveva chiesto scusa per averli delusi, implorandone il perdono.
Dopo essere stato rilasciato, era salito su quell'autobus che lo avrebbe riportato nella sua città e che passava proprio davanti al giardino della casa dove era cresciuto e dove i suoi genitori continuavano ad abitare.
Nella sua lettera aveva scritto che avrebbe compreso le loro ragioni. Per rendere le cose più semplici, aveva chiesto loro di dargli un segnale che potesse essere visto dall'autobus. Se lo avevano perdonato e lo volevano accogliere di nuovo in casa, avrebbero legato un nastro bianco al vecchio melo in giardino. Se il segnale non ci fosse stato, lui sarebbe rimasto sull'autobus e avrebbe lasciato la città, uscendo per sempre dalla loro vita.
Mentre l'automezzo si avvicinava alla sua via, il giovane diventava sempre più nervoso, al punto di aver paura a guardare fuori del finestrino, perché era sicuro che non ci sarebbe stato nessun fiocco.
Dopo aver ascoltato la sua storia, la donna si limitò a chiedergli: «Cambia posto con me. Guarderò io fuori del finestrino».
L'autobus procedette ancora per qualche isolato e a un certo punto la donna vide l'albero. Toccò con gentilezza la spalla del giovane e, trattenendo le lacrime, mormorò: «Guarda! Guarda! Hanno coperto tutto l'albero di nastri bianchi».
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Pace e bene, buona giornata!
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