MARTEDì 13 NOVEMBRE 2018 ( Lc. 17, 7-10)
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“ Inutili ”
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Sembra strano, insolito questo modo di parlare di Gesù. Sembra che ci consideri quasi degli schiavi, dei servi e inutili per di più.
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Si può percepire l’essere discepoli di Gesù in 2 modi: come un dono che ricevo oppure come una cosa che io do.
In fondo Gesù sembra indicarci qual è l’atteggiamento migliore per vivere il Vangelo, per seguire lui.
Non è un lavoro! Non è questione di dovere! Ma risposta grata ad un dono che ci anticipa.
Conoscere Gesù, seguirlo, è un dono che hai ricevuto e che ricevi, per cui non sei tu che fai un favore a Gesù perché egli ti debba ringraziare, è lui che fa un “favore” a te.
Se percepiamo l’essere discepoli di Gesù come una grazia, come un dono bellissimo, come un qualcosa che il Signore dà a me, allora la nostra vita non può essere più mediocre, vissuta al ribasso, stanca, senza entusiasmo…
Allora la vita è percepita e vissuta come risposta riconoscente e pertanto ci si sente sempre in debito verso il signore, perché sopraffatti dalla bellezza del dono.
Se invece percepiamo l’essere discepoli di Gesù, l’essere cristiani come un qualcosa che io do al signore, allora la nostra vita corriamo il rischio di viverla nella mediocrità, in un rapporto senza entusiasmo, misurando con il contagocce quanto e come devo dare. Allora la vita è vissuta come costrizione e ci si sente sempre in credito verso il Signore.
A volte sembra che l’essere cristiani sia percepito come una sciagura, una cosa brutta, forse la peggiore che potesse capitare: non posso più fare questo, non posso più andare là, non posso più qui, non posso più là…mi tocca fare questo, mi tocca fare quest’altro.
E’ quella che io chiamo: la religione del “mi tocca”.
Verso la fine della sua vita San Francesco d’Assisi così diceva ai suoi frati: «Fratelli cominciamo a servire il Signore. Perché finora abbiamo fatto un poco».
Ma lo diceva non nel senso negativo che finora è stato un disastro, abbiamo fatto niente, un macello… ma nel senso positivo che è talmente bello il dono che mi ha fatto il Signore, che non sono ancora riuscito a rispondere come vorrei.
E più vado avanti, più comprendo l’immensità del dono di Dio e più scopro che ancora poco è tutto quello che finora ho fatto.
E questo apre all’entusiasmo, al desiderio di poter vivere ogni giorno come un’occasione propizia per rispondere con gioiosa gratitudine all’amore di Dio. Ogni giorno!
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LA MELA ( Bruno Ferrero)
Ogni mattina, il potente e ricchissimo re di Bengodi riceveva l’omaggio dei suoi sudditi.
Aveva conquistato tutto il conquistabile e si annoiava un po’.
In mezzo agli altri, puntuale ogni mattina, arrivava anche un silenzioso mendicante, che porgeva al re una mela.
Poi, sempre in silenzio, si ritirava.
Il re, abituato a ricevere ben altri regali, con un gesto un po’ infastidito, accettava il dono, ma appena il mendicante voltava le spalle cominciava a deriderlo, imitato da tutta la corte.
Il mendicante non si scoraggiava.
Tornava ogni mattina a consegnare nelle mani del re il suo dono.
Il re lo prendeva e lo deponeva macchinalmente in una cesta posta accanto al trono.
La cesta conteneva tutte le mele portate dal mendicante con gentilezza e pazienza.
E ormai straripava.
Un giorno, la scimmia prediletta del re prese uno di quei frutti e gli diede un morso, poi lo gettò sputacchiando ai piedi del re.
Il sovrano, sorpreso, vide apparire nel cuore della mela una perla iridescente.
Fece subito aprire tutti i frutti accumulati nella cesta e trovò all’interno di ogni mela una perla.
Meravigliato, il re fece chiamare lo strano mendicante e lo interrogò.
«Ti ho portato questi doni, sire» rispose l’uomo, «per farti comprendere che la vita ti offre ogni mattina un regalo straordinario, che tu dimentichi e butti via, perché sei circondato da troppe ricchezze.
Questo regalo è il nuovo giorno che comincia».
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Da domani sarò triste, da domani.
Ma oggi sarò contento: a che serve essere tristi, a che serve?
Perché soffia un vento cattivo?
Perché dovrei dolermi, oggi, del domani?
Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro.
Forse domani splenderà ancora il sole.
E non vi sarà ragione di tristezza.
Da domani sarò triste, da domani.
Ma oggi, oggi sarò contento; e ad ogni amaro giorno dirò: Da domani, sarò triste.
Oggi no (Poesia di un ragazzo trovata in un Ghetto nel 1941).
Pace e bene e buona giornata!
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+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

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