MARTEDì 6 NOVEMBRE 2018 (Lc. 14, 15-24)
" C'è ancora posto! "
Chissà come mai mettiamo spesso molte false motivazioni pur di non doverci implicare con il Signore? 
Per tante altre cose facciamo i salti mortali, ma per accogliere la proposta di Gesù troviamo le più svariate scuse e giustificazioni: il tempo, gli impegni, il lavoro, la famiglia, lo sport, gli animali, lo studio...
Il problema non è "chi Dio vuole invitare?", ma "chi accoglie l'invito di Dio?".
Infatti Gesù con quel racconto dice che Dio non esclude nessuno. Sono gli uomini e precisamente gli invitati che si escludono e in maniera meschina, accampando evidenti scuse: "Ho comprato un campo ...Ho comprato cinque paia di buoi...Mi sono appena sposato...perciò non posso venire”. Ma daiiii!!!!!
Si preferisce mendicare la gioia dove non si trova, piuttosto che accogliere la promessa di Gesù.
Com'è possibile che accada questo?
Com'è possibile che non si apprezzi come un dono inestimabile l'amicizia di Dio?
Come può accadere che si tratti il Signore come un guastafeste, un rompiscatole, un intralcio, un avversario?
Com'è possibile?
Gesù lo aveva detto che i peccatori pubblici ci passeranno davanti...e proprio perché sono pubblici!
Essi, infatti, non si possono nascondere e non possono raccontarla e nemmeno raccontarsela. E' evidente, è sulla bocca di tutti che essi sono peccatori oppure storpi, ciechi. zoppi.
La loro situazione si rivela essere la condizione di possibilità per sentire l'invito del Signore come una cosa desiderabile, sebbene insperata. Infatti nessuno Israelita che fosse pio avrebbe mai pensato di invitare alla sua cena festosa nè i peccatori pubblici nè storpi, ciechi. zoppi.
Dio, invece, stando alla parabola estende l'invito anche a chi invitato non era e nemmeno poteva esserlo.
Bellissimo!: il rifiuto degli invitati non riesce a mandare a monte la mega cena organizzata da quell'uomo. La grande cena ormai è organizzata e nessuno può impedirne lo svolgimento.
L'indifferenza, la dabbenaggine e la grossolanità di tanti non impedisce a Dio di portare a compimento il suo progetto di salvezza e di gioia per gli uomini.
Piena di speranza la costatazione dei servi: "c'è ancora posto".
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LA MALATTIA PIU’ GRAVE (Bruno Ferrero)
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Un giorno, a un luminare della medicina venne chiesto quale fosse la più grave malattia del secolo.
I presenti si aspettavano che dicesse il cancro o l'infarto.
Grande fu lo stupore generale quando lo scienziato rispose: "L'indifferenza!"
Tutti allora si guardarono negli occhi e ognuno si accorse di essere gravemente ammalato.
Infine gli domandarono quale ne fosse la cura.
E lo scienziato disse: "Accorgersene!”
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pace e bene e buona giornata!

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