MERCOLEDì 28 NOVEMBRE 2018 (Lc. 21,12-19)
“ Nemmeno un capello ”
Sembrano parole per altri tempi, queste di Gesù. In realtà sono più attuali di quanto non si creda. Un anno fa ho incontrato una suora che vive nella piana di Ninive, vicino a Erbil e mi raccontava proprio questo, ossia che addirittura i cristiani venivano denunciati dai parenti e dagli amici!
“Mettere le mani addosso”, “consegnare”, “prigioni”, “trascinare”…sono tutte parole che richiamano violenza, ostilità, rabbia, ma Gesù le colora con la tonalità dell’amore: “a causa del mio nome”! E diventano quasi un motivo di vanto, come direbbe san paolo, il quale si vantava della croce del Signore nostro, Gesù Cristo (Gal. 6,14).
E’ il vanto dell’amore, di essere amati così e di amare così, perché altamente amabile è l’amato!
La persecuzione sembra essere una esperienza costitutiva del discepolo di Gesù, proprio perché è discepolo di Gesù. E diventa il luogo in cui si rivela che tipo di relazione abbiamo con Gesù. Infatti, è l’occasione di dare testimonianza, che non è semplicemente il dire che si è cristiani, ma il mostrare con la nostra fedeltà a Gesù di che razza di amore siamo destinatari e ci rende capaci.
Nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto! Pensate che roba! Siamo così avvolti nella sua cura, che nemmeno l’ostilità più violenta può strapparci dal suo abbraccio: tutto avviene lì, anche la persecuzione!
Tutto viene raccolto dal Signore, anche il più piccolo capello: egli non lo lascia per terra, che venga portato via dal vento, dimenticato. Come una sposa conserva gelosamente anche il più piccolo oggetto personale del suo amato, così il Signore non abbandona nemmeno un capello dei suoi amici che ama.
Tutto viene raccolto dal Signore, anche il più piccolo capello: egli non lo lascia per terra, che venga portato via dal vento, dimenticato. Come una sposa conserva gelosamente anche il più piccolo oggetto personale del suo amato, così il Signore non abbandona nemmeno un capello dei suoi amici che ama.
Egli stesso si fa garante della testimonianza che diamo, perché ci riempie con il suo Spirito il quale manifesta la pienezza del nostro cuore e così si avvera quel detto di Gesù: «la bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Mt. 12,34).
E se nel cuore, ossia nel centro della tua persona sei abitato dall’amore, da Dio, amore verrà fuori, Dio verrà fuori: egli ci darà parola e sapienza, perché quando si ama non si ha nessuna difficoltà a parlare dell’amato!
E se nel cuore, ossia nel centro della tua persona sei abitato dall’amore, da Dio, amore verrà fuori, Dio verrà fuori: egli ci darà parola e sapienza, perché quando si ama non si ha nessuna difficoltà a parlare dell’amato!
LA STRAORDINARIA ESPERIENZA DEL SACERDOTE FRANCESCANO ABUNA NIRWAN IN IRAQ
Abuna Nirwan è un sacerdote francescano originario dell’Iraq che prima dell’ordinazione ha studiato Medicina. Destinato alla Terra Santa, nel 2004 si è visto concedere dalle Suore Domenicane del Rosario, fondate da Santa Marie Alphonsine Danil Ghattas (palestinese canonizzata nel 2015), una reliquia della loro fondatrice e un rosario da lei utilizzato, che padre Nirwan porta sempre con sé.
La storia che racconteremo si è svolta il 14 luglio 2007. Abuna Nirwan era andato a far visita alla sua famiglia in Iraq. Era andato con un taxi contrattato alla frontiera siriana. Lo ha raccontato egli stesso nell’omelia di una Messa che ha celebrato a Bet Yalla:
“In quel momento non c’era la possibilità di andare in aereo a trovare la mia famiglia. Era proibito. Il mezzo di trasporto era l’automobile. L’idea era arrivare a Baghdad e da lì andare a Mosul, dove vivevano i miei genitori.
L’autista aveva paura per la situazione che si viveva in Iraq. Una famiglia – padre, madre e una bambina di due anni – ci ha chiesto se poteva viaggiare con noi. Il tassista mi ha detto che glielo avevano chiesto e io non ho sollevato obiezioni. Erano musulmani.
L’autista era cristiano. Ho detto loro che nella macchina c’era posto e che potevano venire con noi. Ci siamo fermati a un distributore, e un altro giovane, musulmano, ci ha chiesto di venire a Mosul. Visto che c’era posto è stato accolto anche lui.
La frontiera tra Giordania e Iraq non si apre fino all’alba. Quando è spuntato il sole si è alzata la barriera, e circa cinquanta o sessanta automobili hanno avanzato lentamente una dietro l’altra.
Abbiamo proseguito il viaggio. Dopo più di un’ora siamo arrivati in un posto in cui c’era un’ispezione.
Abbiamo preparato i passaporti. Ci siamo fermati. L’autista ha detto: “Ho paura di quel gruppo”. Prima era un check point militare, ma i membri di un’organizzazione terroristica islamica avevano ucciso i militari e avevano preso il controllo del luogo.
Abbiamo preparato i passaporti. Ci siamo fermati. L’autista ha detto: “Ho paura di quel gruppo”. Prima era un check point militare, ma i membri di un’organizzazione terroristica islamica avevano ucciso i militari e avevano preso il controllo del luogo.
Quando siamo arrivati ci hanno chiesto i passaporti e non ci hanno fatto scendere dalla macchina. Hanno portato i passaporti nell’ufficio.
La persona è tornata, si è rivolta a me e mi ha detto: “Padre, andiamo avanti con le indagini. Potete andare in ufficio”.
“Molto bene”, ho risposto, “se dobbiamo andare andremo”. Abbiamo camminato per un quarto d’ora fino ad arrivare alla baracca che ci avevano indicato.
La persona è tornata, si è rivolta a me e mi ha detto: “Padre, andiamo avanti con le indagini. Potete andare in ufficio”.
“Molto bene”, ho risposto, “se dobbiamo andare andremo”. Abbiamo camminato per un quarto d’ora fino ad arrivare alla baracca che ci avevano indicato.
Quando siamo arrivati lì sono usciti due uomini a volto coperto.
Uno aveva una telecamera in una mano e un coltello nell’altra.
L’altro aveva la barba e teneva in mano il Corano.
Si sono avvicinati al punto in cui ci trovavamo e uno di loro mi ha chiesto: “Padre, da dove viene?”
Ho detto che venivo dalla Giordania.
Poi lo ha chiesto all’autista.
Poi si è rivolto al ragazzo che viaggiava con noi, l’ha afferrato da dietro con le braccia e lo ha ucciso con il coltello.
Mi hanno legato le mani. Poi mi hanno detto: “Padre, stiamo registrando tutto questo per al Jazeera.
Vuole dire qualcosa? Per favore, non più di un minuto”. Io ho detto: “No, voglio solo pregare”.
Mi hanno lasciato un minuto per pregare.
Poi l’uomo mi ha spinto fino a farmi cadere in ginocchio e ha detto: “Sei un sacerdote, ed è proibito che il tuo sangue cada a terra perché sarebbe un sacrilegio”.
Allora è andato a prendere un secchio ed è tornato per sgozzarmi. Non ricordo quali preghiere ho recitato in quel momento.
Avevo molta paura, e ho detto a Marie Alphonsine: “Non dev’essere un caso che ti porti con me. Se è necessario che il Signore mi porti via sono pronto, ma se non è così ti chiedo che non muoia nessun altro”.
Uno aveva una telecamera in una mano e un coltello nell’altra.
L’altro aveva la barba e teneva in mano il Corano.
Si sono avvicinati al punto in cui ci trovavamo e uno di loro mi ha chiesto: “Padre, da dove viene?”
Ho detto che venivo dalla Giordania.
Poi lo ha chiesto all’autista.
Poi si è rivolto al ragazzo che viaggiava con noi, l’ha afferrato da dietro con le braccia e lo ha ucciso con il coltello.
Mi hanno legato le mani. Poi mi hanno detto: “Padre, stiamo registrando tutto questo per al Jazeera.
Vuole dire qualcosa? Per favore, non più di un minuto”. Io ho detto: “No, voglio solo pregare”.
Mi hanno lasciato un minuto per pregare.
Poi l’uomo mi ha spinto fino a farmi cadere in ginocchio e ha detto: “Sei un sacerdote, ed è proibito che il tuo sangue cada a terra perché sarebbe un sacrilegio”.
Allora è andato a prendere un secchio ed è tornato per sgozzarmi. Non ricordo quali preghiere ho recitato in quel momento.
Avevo molta paura, e ho detto a Marie Alphonsine: “Non dev’essere un caso che ti porti con me. Se è necessario che il Signore mi porti via sono pronto, ma se non è così ti chiedo che non muoia nessun altro”.
L’uomo mi ha afferrato la testa con la mano, mi ha tenuto con forza la spalla e ha alzato il coltello. Dopo qualche momento di silenzio ha detto: “Chi sei?” Io ho risposto: “Un frate”.
E lui: “E perché non riesco ad abbassare il coltello? Chi sei?” Poi, senza lasciarmi il tempo di rispondere, ha detto: “Padre, tu e tutti gli altri tornate alla macchina”. Siamo andati verso il veicolo.
E lui: “E perché non riesco ad abbassare il coltello? Chi sei?” Poi, senza lasciarmi il tempo di rispondere, ha detto: “Padre, tu e tutti gli altri tornate alla macchina”. Siamo andati verso il veicolo.
Da quel momento ho smesso di avere paura di morire. So che un giorno morirò, ma ora ho più chiaro che sarà solo quando Dio vorrà.
Da allora non ho paura di niente e di nessuno. Quello che mi accadrà sarà per volontà di Dio, ed Egli mi darà la forza per prendere la sua Croce. Ciò che conta è avere fede. Dio si prende cura di chi crede in Lui.
.
Pace e bene, buona giornata!
.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Lc 21, 12-19
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Da allora non ho paura di niente e di nessuno. Quello che mi accadrà sarà per volontà di Dio, ed Egli mi darà la forza per prendere la sua Croce. Ciò che conta è avere fede. Dio si prende cura di chi crede in Lui.
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Pace e bene, buona giornata!
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Lc 21, 12-19
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
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