SABATO 24 NOVEMBRE 2018 (Lc 20,
“ Viventi ”
La provocazione dei sadducei è quasi irridente nei confronti di Gesù e della fede nella resurrezione dei morti. Ma è evidente che il loro modo di ragionare è fallace e presuppone un’idea di risurrezione banale.
E’ il modo di ragionare di chi misura la realtà a partire dai propri schemi, illuso di avere compreso tutto quanto si poteva comprendere e, pertanto, chiuso a qualsiasi novità che non corrisponda ai propri schemi mentali. E’ quella che un noto teologo milanese, scomparso prematuramente negli anni ’80, Giovanni Moioli, chiamava “meraviglia incredula”.
Ossia la meraviglia di coloro che dicono: «E’ impossibile che sia così!».
Ossia la meraviglia di coloro che dicono: «E’ impossibile che sia così!».
Ma impossibile perché? Impossibile perché non rientra nel mio impianto intellettuale o esistenziale.
Ossia non è come penso e comprendo io oppure contraddice il mio modo di vivere che non son disposto a mettere in discussione.
Allora è più “comodo” dire che è la verità a non essere verità, ma un’opinione.
E’ la presunzione intellettuale che impedisce l’accoglienza semplice della verità.
Ossia non è come penso e comprendo io oppure contraddice il mio modo di vivere che non son disposto a mettere in discussione.
Allora è più “comodo” dire che è la verità a non essere verità, ma un’opinione.
E’ la presunzione intellettuale che impedisce l’accoglienza semplice della verità.
Spesso Gesù nel Vangelo ha a che fare con questo tipo di chiusura.
Ma come parla Gesù di Dio è disarmante e confonde ogni presunzione, perché egli ne parla non per sentito dire, ma per conoscenza.
E Gesù sa vedere anche nella rivelazione del roveto ardente che Dio è un dio personale, un dio dei nomi, ossia delle persone. Il Dio dei vivi e non dei morti, perché in lui non c’è spazio per la morte, ma soltanto vita.
Da come Dio si rivela a Mosè – sembra dire Gesù - Abramo, Isacco e Giacobbe, sono vivi, non morti!
E Gesù sa vedere anche nella rivelazione del roveto ardente che Dio è un dio personale, un dio dei nomi, ossia delle persone. Il Dio dei vivi e non dei morti, perché in lui non c’è spazio per la morte, ma soltanto vita.
Da come Dio si rivela a Mosè – sembra dire Gesù - Abramo, Isacco e Giacobbe, sono vivi, non morti!
E non può che essere così, perché Dio è vita e la relazione con lui è vita. Essere in relazione con Dio è garanzia di vita e il morire è un passare dalla vita alla Vita.
Pertanto per Gesù non si pone nemmeno la questione posta dai sadducei, perché la vita dei risorti è talmente Vita che si vive ad un altro livello anche l’amore sacro degli sposi.
Il loro modo di ragionare e di intendere il matrimonio e la risurrezione è grezzo.
Il matrimonio non è lo scopo dell’esistenza, ma una via che trova il suo senso nell’amore e il suo compimento proprio là dove essi negano la vita, nell’Oltre…il matrimonio così come lo intendono loro è una istituzione storica, mentre l’amore che il matrimonio suppone e chiede è una realtà eterna.
Il matrimonio non è lo scopo dell’esistenza, ma una via che trova il suo senso nell’amore e il suo compimento proprio là dove essi negano la vita, nell’Oltre…il matrimonio così come lo intendono loro è una istituzione storica, mentre l’amore che il matrimonio suppone e chiede è una realtà eterna.
Bella è l’immagine contenuta nei primi capitoli della Genesi in cui Dio passeggia con la coppia umana nel giardino sul far della sera.
Perché non vedervi un’allusione al senso dell’amore umano che è un camminare insieme nella comunione con Dio e verso la comunione piena con Dio?
Perché non vedervi un’allusione al senso dell’amore umano che è un camminare insieme nella comunione con Dio e verso la comunione piena con Dio?
La risurrezione poi non è un prolungamento indefinito della vita presente, ma un salto di qualità dell’essere, per cui si entra in una Vita nuova.
Per cui anche le realtà che storicamente ci hanno permesso di amare trovano nella risurrezione il loro pieno compimento e, in qualità di mediazioni storiche, finiscono e vengono trasformate. Mentre non finisce l’amore che in esse abbiamo vissuto.
Per cui anche le realtà che storicamente ci hanno permesso di amare trovano nella risurrezione il loro pieno compimento e, in qualità di mediazioni storiche, finiscono e vengono trasformate. Mentre non finisce l’amore che in esse abbiamo vissuto.
Come può l’amore dissolversi nella morte?
La morte spacca quell’involucro che tiene la vita circoscritta al tempo e allo spazio e si riversa fuori come aroma e rimane oltre ogni spazio e ogni tempo, oltre ogni relazione e quella comunione che nel matrimonio è significata e contenuta, trova la sua casa proprio nella risurrezione dove non ci si sposa più perché quell’amore ha trovato la sua realizzazione piena.
Come un bruco che finalmente è diventato farfalla.
La morte spacca quell’involucro che tiene la vita circoscritta al tempo e allo spazio e si riversa fuori come aroma e rimane oltre ogni spazio e ogni tempo, oltre ogni relazione e quella comunione che nel matrimonio è significata e contenuta, trova la sua casa proprio nella risurrezione dove non ci si sposa più perché quell’amore ha trovato la sua realizzazione piena.
Come un bruco che finalmente è diventato farfalla.
Ciò non significa che non si amano più le persone che abbiamo amato, ma che i modi storici di vivere questo amore sono giunti al loro compimento.
Da questo punto di vista la vita consacrata rimane un segno posto nella storia di questo compimento dell’amore e della vita. Per cui i consacrati prefigurano e anticipano la qualità di vita dei risorti.
MA GESù E' MORTO O VIVO?(Bruno Ferrero)
"Ma Gesù è morto o vivo?", chiese la piccola Lucia alla nonna. A dire il vero, era un po' che le frullava in testa questa domanda, il parroco era arrivato alla scuola materna e aveva spiegato a lungo che Gesù era stato crocifisso e sepolto.
La nonna capì molto bene la domanda della sua nipotina, andò ad aprire il vangelo, le lesse alcuni fatti: le donne erano andate al sepolcro il mattino dopo il sabato e avevano trovato il sepolcro vuoto! E proprio lì stava un angelo ad annunciare che Gesù era vivo! E' risorto, è glorificato dal Padre che non l'ha lasciato nella tomba! E Lucia era piena di gioia.
Qualche giorno dopo, la nonna si recò con Lucia alla messa domenicale. C'era in mezzo all'altare un prete e tra i banchi poca gente, un po' triste e un po' annoiata. Anche le canzoni che una donna dal primo banco intonava erano basse, lente, cantate da pochi e senza convinzione. Allora Lucia, dopo essersi guardata ben bene in giro, disse alla nonna: "Ma loro lo sanno che Gesù è risorto?".
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La nonna capì molto bene la domanda della sua nipotina, andò ad aprire il vangelo, le lesse alcuni fatti: le donne erano andate al sepolcro il mattino dopo il sabato e avevano trovato il sepolcro vuoto! E proprio lì stava un angelo ad annunciare che Gesù era vivo! E' risorto, è glorificato dal Padre che non l'ha lasciato nella tomba! E Lucia era piena di gioia.
Qualche giorno dopo, la nonna si recò con Lucia alla messa domenicale. C'era in mezzo all'altare un prete e tra i banchi poca gente, un po' triste e un po' annoiata. Anche le canzoni che una donna dal primo banco intonava erano basse, lente, cantate da pochi e senza convinzione. Allora Lucia, dopo essersi guardata ben bene in giro, disse alla nonna: "Ma loro lo sanno che Gesù è risorto?".
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Pace e bene e buona giornata!
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+ Dal Vangelo secondo Luca
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In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
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+ Dal Vangelo secondo Luca
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In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
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