BUON NATALE!!!
MERCOLEDì 26 DICEMBRE 2018 (Mt. 10, 17-22)
"Stefano"
La festa di santo Stefano, collocata qui, ci sbatte sul muso, tra le lucine e i pandori, la serietà, l'importanza, quanto sia determinante quanto abbiamo celebrato ieri.
La nascita del bambino Gesù s'incunea nella storia in maniera tale che nulla può essere come prima.
Il Bambino di Betlemme ci interpella, snida quello che siamo, ci mette alle strette...è un cuneo piantato nella storia che ci obbliga a prendere posizione: o per lui o contro di lui! Non c'è una terza opzione!
Non è un bambino come gli altri: Gesù ha la pretesa di fare la differenza e la fa!
Una volta si rivolse a un sacerdote una coppia di fidanzati di cui lui era mussulmano.
Accettò di buon grado di andare a parlare con il prete ed era molto aperto e disponibile. Ma quando si trovò a dialogare con quel sacerdote disse: " Mi chieda quello che vuole, anche di pregare insieme, ma non mi chieda di credere nella sciocchezza di dio fatto uomo!".
Non c'è niente da fare: Gesù è un bambino che fa la differenza!
Il card. Comastri faceva notare in un suo scritto che molti uomini furono amati intensamente nei tempi passati.
Socrate dai suoi discepoli, Giulio Cesare dai suoi legionari, Napoleone dai suoi soldati. Ma oggi questi uomini sono inesorabilmente trapassati, nessun cuore palpita più per le loro persone, nessun uomo darebbe la vita o anche solo le sue ricchezze per essi.
Nessuno poi si mette a bestemmiare nè Socrate, nè Giulio Cesare, nè Napoleone. Perchè?
Perchè le loro persone non hanno più efficacia e sono trapassati.
Gesù no!
Gesù è tutt'ora amato e tutt'ora bestemmiato. Si rinuncia tutt'ora alle ricchezze e perfino alla vita per suo amore.
Vedete come Gesù non è un bambino qualunque, ma il Bambino che fa la differenza?!
Se ci si accorge di questo e della bellezza della tenerezza di Dio che nel Natale del Signore si manifesta, allora si può giungere a dare anche la vita per lui.
IL TRONCHETTO (Bruno Ferrero)
Ogni sera, quando il padre di Nellina rientrava dal bosco, scuoteva la neve dagli stivali e brontolava: “Oh, là là! Che caldo fa, qui! Sembra un forno!
Guarda, Nellina, i vetri delle finestre sono tutti appannati! E poi, sempre questo odore di dolci e creme bruciacchiate! Toh, guarda tua madre, coperta di farina dalla testa ai piedi! Che idea che ho avuto di sposare una fornaia!”.
Naturalmente la mamma di Nellina non era contenta. I suoi occhi brillavano di collera. Gridava: “Che cosa? Dolci bruciacchiati? lo? I miei panettoni farciti sono i migliori dei mondo!
E poi io faccio delle cose con le mie mani. Tu, grand’uomo, non fai che demolire dei poveri alberi che non t’hanno fatto niente. Guardalo, Nellina, tutto coperto di segatura dalla testa ai piedi!”. Nellina ne aveva abbastanza di questi litigi. Si arrotolava le trecce bionde forte forte intorno alle orecchie e non sentiva più niente.
Ma il papà continuava a gridare: “Questa sedia è tutta appiccicosa. È ancora la tua crema!”.
E la mamma urlava: “Crema? ma quale crema: è la resina dei tuoi maledetti alberi. La spiaccichi dappertutto!”.
Quella sera, Nellina piangeva nel suo lettino. Amava tanto il papà e la mamma. Ma ora esageravano.
Due giorni dopo era Natale e loro non facevano nessuno sforzo per andare d’accordo e passare una bella festa insieme.
Il papà si era rifiutato di ridipingere l’insegna della pasticceria.
La mamma non aveva voluto rammendare il gilet del marito. I grossi lacrimoni di Nellina bagnavano la sua bambola preferita.
Il giorno dopo Nellina raccontò tutto al cugino Gianni.
“Non serve a niente piangere” le disse Gianni. “Devi fare qualcosa. I tuoi genitori ti vogliono bene. Prepara tu la festa. Fabbrica un regalino, addobba la casa e Natale sarà una festa fantastica!”. Nellina tornò a casa di corsa. Aprì le finestre, spazzò fuori farina e segatura. Pulì e lucidò.
Decorò la casa con rametti di agrifoglio e carta crespa, aggiustò il gilet del papà e stirò il nastro che la mamma si annodava nei capelli.
Poi si disse: “E adesso preparo una bella sorpresa! Almeno a Natale non litigheranno”. E mentre mamma e papà erano al lavoro, Nellina preparò la sua sorpresa, ridendo da sola.
Quando il padre rientrò, non riuscì a trattenere un fischio di sorpresa: “Oh, là, là! Che bella casa! E il mio gilet riparato per Natale”.
La madre a sua volta: “La casa addobbata e il mio nastro lavato e stirato. Che meraviglia!”.
Il giorno di Natale, andarono a Messa tutti insieme e poi tornarono per il pranzo.
Al momento del dolce, Nellina portò la sua sorpresa. Mamma e papà aggrottarono le sopracciglia.
La mamma domandò: “Che cos’è? Sembra un tronco d’albero, con la corteccia scura e un po’ di neve. È disgustoso!”. Il papà annusò e disse: “Sa di biscotti, cioccolato e zucchero in polvere. È disgustoso!”
Poi, tutto d’un colpo, la mamma scoppiò a ridere e disse: “È un dolce, è per me. Grazie Nellina!” Il papà scoppiò a ridere anche lui: “È un tronchetto d’albero, è per me. Grazie Nellina!”
Nellina, felice, gridò: “È per tutti e tre. E lasciatene un po’ anche per me!”.
pace e bene, buon Natale!
Dal Vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
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GIOVEDì 27 DICEMBRE 2018 (1Gv. 1-4 / Gv. 20, 2-8) “Giovanni" Ormai 10 anni fa, quando ancora c’era mia mamma, uno dei miei nipoti ha avuto una brillante idea. Siccome ormai la sua nonna era molto affaticata e si poteva intuire che forse non sarebbe rimasta a lungo con noi, decise di andarla a trovare e farsi raccontare aneddoti, vicissitudini, ricordi riguardanti la sua vita ormai di ottant’anni. Alcune di queste volte ebbe l’avvedutezza di registrare la loro conversazione. Dopo la morte della nonna, avvenuta in quello stesso anno, ne fece una copia su CD che consegnò a me e a tutti gli altri miei fratelli. La ricevetti come una reliquia e non ebbi il coraggio di ascoltarla almeno per un anno, quella registrazione. Temevo infatti che al risentire il timbro di quella voce, qualcosa dentro di me potesse crollare e quindi rimandavo continuamente il momento in cui potevo correre quel rischio. Finalmente arrivò e fu una paralisi del tempo! Non ho parole per descrivere cosa...
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