DOMENICA 23 DICEMBRE 2018 (Lc. 1, 39-45)
IV di Avvento
IV di Avvento
“Venga"
L’espressione meravigliata di Elisabetta di fronte a Maria è per noi una luce importante per guardare il mistero del Natale.
«A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?».
Non si riesce a trovare motivi che giustifichino il fare di Dio, come si manifesta a Betlemme. Non ci sono giustificazioni, se non la magnanimità dell’amore di Dio.
Come Elisabetta così anche noi ci troviamo preceduti da una grazia che non dipende da noi e dalle nostre opere, ma dalla gratuità, dalla condiscendenza di Dio.
«Questa è l’insondabilità dell’amore: il fatto di non diventare per scherzo, ma seriamente e veramente uguale all’amato» (Briciole filosofiche), così concludeva il noto filosofo S. Kierkegaard un racconto nel tentativo di spiegare come Dio annulli le distanze tra Creatore e creatura.
Io la sintetizzo così:
Io la sintetizzo così:
Un re si innamora di una ragazza poverissima e rimugina dentro di sé come poter farla diventare sua sposa, poiché la distanza sociale è tale da rendere impossibile un matrimonio.
«Potrei riempirla d’oro e abbagliarla con la mia ricchezza, con lo splendore della mia potenza». Si dice il re. Ma poi scuotendo la testa e riflettendo si rende conto che così facendo la ragazza sarebbe sopraffatta dalla gloria del re, mentre il desiderio del re non è quello di glorificare se stesso, ma la ragazza. E poi amerebbe le ricchezze.
«Allora - continuando a riflettere – potrei elevarla a rango nobiliare e condurla nel castello assieme alle dame e ai principi». Poi ancora una volta sconsolato, capisce che non può trasformare la sua amata quasi magicamente, sradicandola dalla sua gente «e poi – avendo quasi un’illuminazione dice a se stesso – l’amore non cambia l’amato, bensì cambia se stesso!».
Allora come fare?
La conclusione giunge di conseguenza come la via: se l’unione tra il re e la ragazza poverissima non può essere realizzata con una elevazione, deve essere perseguita con un abbassamento!
La conclusione giunge di conseguenza come la via: se l’unione tra il re e la ragazza poverissima non può essere realizzata con una elevazione, deve essere perseguita con un abbassamento!
È a questo punto che giunge la spiegazione citata sopra: perché «questa è l’insondabilità dell’amore: il fatto di non diventare per scherzo, ma seriamente e veramente uguale all’amato».
Nell’incontro tra questi due grembi, di Maria e di Elisabetta, appare come materializzato davanti ai nostri occhi la verità di questa affermazione perentoria di Kierkegaard riguardo all’amore.
Tra Giovanni e Dio non c’è più alcuna lontananza.
Per cui Colui che viene e ciò che Giovanni è, sono in quei grembi la medesima realtà.
Per cui Colui che viene e ciò che Giovanni è, sono in quei grembi la medesima realtà.
Da lasciarci ammutoliti!
DOVE IL CIELO E LA TERRA SI TOCCANO (Bruno Ferrero)
Sulle pagine di un vecchio libro della biblioteca del monastero, due monaci avevano letto che esiste un luogo, ai confini del mondo, dove cielo e terra si toccano.
Decisero di partire per cercarlo e promisero a se stessi di non tornare indietro finché non lo avessero trovato.
Attraversarono il mondo intero, scamparono a innumerevoli pericoli, sopportarono tutte le terribili privazioni e sacrifici che comporta un pellegrinaggio in tutti gli angoli dell’immensa terra.
Non mancarono neppure le mille seducenti tentazioni che possono distogliere un uomo dal raggiungere la sua meta. Le superarono tutte.
Non mancarono neppure le mille seducenti tentazioni che possono distogliere un uomo dal raggiungere la sua meta. Le superarono tutte.
Sapevano che nel luogo che cercavano avrebbero trovato una porta: bastava bussare e si sarebbero trovati faccia a faccia con Dio.
Trovarono la porta.
Senza perdere tempo, con il cuore in gola, bussarono.
Lentamente la porta si spalancò.
Trepidanti i due monaci entrarono e… si trovarono nella loro cella, nel loro monastero.
Lentamente la porta si spalancò.
Trepidanti i due monaci entrarono e… si trovarono nella loro cella, nel loro monastero.
Pace e bene e buona domenica!
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
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