DOMENICA 9 DICEMBRE 2018 ( Lc. 3, 1-6)
“Preparate!”
È il tempo dell’impero romano, che tiene soggiogato anche Israele. Ponzio Pilato ne è il rappresentante e gli altri tre nomi, che sono indicati, sono personaggi di poco conto e se contano qualcosa è perché sono asserviti a Roma. Anche il potere religioso è assicurato, purché non si ribelli a Roma. Tutto è in mano a Roma. Tutta la storia sembra essere in mano agli uomini.
Dio si insinua in una piega della storia, che sfugge ai potenti di questa terra e, proprio quando tutto sembra essere ormai stabilito sotto il controllo degli uomini, Dio immette il germe della consolazione.
Dio entra in una storia concreta, in un ben preciso momento storico: la sua opera non è una favola.
Ma se è vero che Dio entra in un determinato momento storico, vi entra non per esservi soggiogato, bensì per fare la sua storia e la sua storia è una storia di salvezza.
Nel groviglio della storia dell’uomo si intrufola Dio mostrandone finalmente il bandolo della matassa. Dio prendere la storia dell’uomo e ne fa la sua propria storia, in cui egli si rivela già nell’antichità, ma ora in Gesù in modo compiuto.
Il Battista è colui che indica la strada, il sentiero, la pista sulla quale far atterrare Gesù, il messia, il Salvatore.
Ma, ahimè!, noi non aspettiamo nessuno: che ce facciamo di un Salvatore? Salvatore da cosa, poi?
Questo è il male del nostro tempo: non è l’ateismo, non è la persecuzione religiosa, non è il degrado morale. Il male del nostro tempo è l’indifferenza.
Pensiamo di non avere bisogno di niente e di nessuno.
Così sotto l’egida del nostro “io”, attorno al nostro “io”, Che il Tiberio Cesare della situazione, facciamo girare tutto il resto. Poi c’è Pilato, che è il nostro amore proprio, il quale non fa altro che controllare che tutto sia in funzione alla gloria dell’ “io”, ossia del nostro Tiberio Cesare.
Tutte le altre realtà sono in funzione di questo. Pensano di essere importanti e di avere potere (Lavoro relazioni, attività varie...). In realtà, come i tre nomi indicati nel Vangelo, non fanno che il gioco di Tiberio. Accontentiamo anche la nostra dimensione religiosa (i Sommi sacerdoti Anna e Caifa) con una vita di fede formale. Ma tutto ancora una volta in funzione della gloria di Tiberio.
Oggi il Battista ci invita a porre mano alle ruspe: spianare, rendere piccoli, abbassare i monti del nostro orgoglio…colmare, riempire con l’amore le nostre carenze.
A dir la verità sembra che a noi spetta di raddrizzare i sentieri, mentre il resto lo fa Colui che viene.
Sembra essere il messia a riempire ogni burrone, ad abbassare ogni monte e ogni colle. In effetti solo il Signore sa e può colmare i nostri cuori, curare e sanare le nostre ferite, abbassare il nostro orgoglio. Noi non lo possiamo fare!
Solo riusciamo a disporci perché il Signore faccia tutto questo, ossia realizzi anche in noi la salvezza.

LA STRADA PER DIO (Bruno Ferrero)
Molti eremiti abitavano nei dintorni della sorgente. Ognuno di loro si era costruito la propria capanna e passava le giornate in profondo silenzio, meditando e pregando. Ognuno, raccolto in se stesso, invocava la presenza di Dio.
Dio avrebbe voluto andare a trovarli, ma non riusciva a trovare la strada. Tutto quello che vedeva erano puntini lontani tra loro nella vastità del deserto.
Poi, un giorno, per una improvvisa necessità, uno degli eremiti si recò da un altro. Sul terreno rimase una piccola traccia di quel cammino.
Poco tempo dopo, l'altro eremita ricambiò la visita e quella traccia si fece più profonda. Anche gli altri eremiti incominciarono a scambiarsi visite.
La cosa accadde sempre più frequentemente. Finché, un giorno, Dio, sempre invocato dai buoni eremiti, si affacciò dall'alto e vide che vi era una ragnatela di sentieri che univano tra di loro le capanne degli eremiti. Tutto felice, Dio disse: "Adesso si! Adesso ho la strada per andarli a trovare".
Ma com'è difficile tracciare uno di quei sentierini.

Pace e bene e buona domenica!

+ Dal Vangelo secondo Luca
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

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