GIOVEDì 20 DICEMBRE 2018 (Lc. 1, 26-38)
“Maria”
Della figura di Maria, oggi, raccogliamo il suo atteggiamento, la risposta gioiosa all’annuncio dell’angelo.
In greco, che è la lingua in cui è scritto il Vangelo, si legge “ghénoito”, che in latino viene tradotto con “fiat” e in italiano suona così: “Avvenga”.
La parola italiana assume significato a seconda dell’espressione della voce, per cui potrei intendere una rassegnazione, per cui malgrado io non vorrei, mi rassegno che avvenga come è stato detto. Oppure potrebbe anche esprimere una certa indifferenza, come quando si dice che accada pure una cosa che non ci riguarda né interessa o, che se anche ci riguardasse, per noi è indifferente.
Ma la forma verbale greca è un ottativo, ossia un modo verbale che viene usato per esprimere anche l’atteggiamento gioioso, desideroso, di chi si augura che avvenga una determinata cosa: “sarebbe proprio bello che avvenisse”, “mi auguro che avvenga”, “desidero che avvenga”.
Pertanto in quel “avvenga” c’è il cuore di Maria, la sua vita, il suo rapporto con Dio, la sua fiducia in Dio.
Sì, perchè Maria aveva coltivato un desiderio o anche un proposito di verginità, come molti esegeti e la Tradizione viva della Chiesa vedono significato in quella risposta di Maria: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» e anche in altri riferimenti.
Allo stesso tempo era promessa sposa di Giuseppe e viene raggiunta dall’annuncio che le sconvolgerà l’esistenza: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù…Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio…nulla è impossibile a Dio» (Lc. 1, 30-37).
E Maria scopre che il progetto di Dio su di lei, non annulla il suo desiderio, ma lo comprende e lo realizza in una maniera esuberante, sorprendente e Maria sarà Vergine, Sposa e Madre.
La risposta gioiosa di Maria ci richiama la sua fiducia indistruttibile in Dio, la sua familiarità con Dio e la sua volontà. Se è Dio che lo chiede e lo vuole realizzare, per Maria non c’è alcun ostacolo, tanto meno i suoi progetti personali. Perché anche quelli non erano semplicemente progetti personali, ma un modo personale di rispondere alla chiamata di Dio.
Quel desiderio o proposito di verginità, non era nato da un suo personale intento, ma da una chiamata verosimilmente radicata in quel suo essere “piena di grazia”, su cui abbiamo meditato in un’altra occasione.
Maria pensava si dovesse risolvere in una esclusività per Dio, in una verginità per il Signore.
Ma scopre che il desiderio di Dio su di lei prevede una maternità straordinaria, che apparentemente sembra contraddire il desiderio profondo del cuore di lei.
In realtà non è così!
E questo per un duplice motivo: sia perché il più grande desiderio profondo di Maria è fare la volontà di Dio e la sua Parola; sia perché il desiderio di un’esclusività per il Signore non è annullato da Dio, ma compreso dentro un progetto più grande, sorprendente.
Allora direi che quel “ghénoito” di Maria, quel suo atteggiamento pronto e aperto a Dio e alla sua azione, è lo stile che la liturgia ci invita a coltivare di fronte al mistero sorprendente del Natale del Signore.

IL COMPITO DI GABRIELE (di Bruno Ferrero)
L’arcangelo Gabriele non stava più nelle piume. Il Signore del Cielo e della Terra gli aveva affidato un compito di fiducia e responsabilità enormi. L’incarico più importante mai esistito dalla Creazione in poi: trovare una madre per il Messia, il Figlio di Dio.
Una missione davvero delicata, ma Gabriele non era preoccupato. Tutte le donne della terra sarebbero state onorate di diventare la mamma del Messia. Quindi tutto si sarebbe risolto in un rapido voletto di qualche ora.
Gabriele planò lemme lemme sulla terra. Fece un largo giro di ispezione e si fermò su una villa magnifica circondata da un grande parco.
Accanto ad una fresca fontana, una signora bella ed elegante scherzava con un gruppo di amici simpatici, abbronzati e sorridenti. «La mamma giusta e il posto giusto per il Figlio di Dio!», pensò Gabriele.
Si presentò alla signora e le parlò a colpo sicuro: «Vuoi essere la madre del Messia?» La signora lo guardò con aria frivola: «Scherzi? Siamo tutti in partenza per una crociera che farà il giro del mondo, figurati se mi metto a pensare a un bambino».
Gabriele riprese il volo brontolando: «Sì, forse è meglio una mamma meno ricca, più pratica…». Sorvolò una grande centro di uffici e in uno di questi scorse una donna efficiente e sicura, alle prese con un voluminoso fascicolo.
«Questa sarà una madre fantastica…», pensò il buon Gabriele che si fermò in bilico sulla scrivania e le fece senza tanti preamboli la sua proposta.
La risposta però gli arruffò tutte le penne delle ali: «Un bambino? Adesso? Ma tu sei matto! Hai idea di quante società ho messo insieme per dare la scalata alla Borsa? Sto arrivando al top, capisci? Non posso certo fermarmi ora. Per un bambino, poi…!». «Ma è il Messia…» replicò Gabriele timidamente.
«E allora?», rispose la donna in modo distaccato.
Gabriele riprese il volo ma il suo ottimismo era svanito. «Forse devo cercare una donna che abbia già dei bambini… Sarà più facile», pensava un po’ preoccupato.
Volò in lungo e in largo, finché trovò una donna indaffarata e sempre di corsa, ma felice, con tre bambini vivaci e giocherelloni. «Mamma, Alberto ha ingoiato la mia biglia!»; «Mamma, Lucia ha strappato il mio libro di storie!»; «Mamma, ho fame, ho sete, sono stanco e non so che cosa fare!».
L’angelo Gabriele fu costretto a urlare per farsi sentire dalla signora e fece la sua proposta. La donna lo guardò con aria stralunata e poi sbottò: «Un altro bambino? Ma come farei? Questi tre mi divorano viva! non vedo l’ora che siano cresciuti!».
Gabriele se ne andò a piedi, con le ali basse. Ora era proprio nei guai. Ma non poteva fallire. La sua missione era la più importante nei secoli dei secoli! «Devo trovare qualcuno più giovane… più coraggioso… più generoso… una donna dall’anima grande…ma veramente grande…immensa. Ma dove la trovo una così?». Gabriele riprese il suo volo. Volò in lungo e in largo, a nord e a sud. Per mesi, per anni.
Un giorno, in un paesino minuscolo, aggrappato a una collina di Galilea, trovò una ragazza giovane giovane, forse quindicenne, che mentre lavorava cantava e pregava, povera, libera e felice. «E’ lei!», si disse Gabriele. E si buttò in picchiata con l’angelico cuore che batteva all’impazzata.
La fanciulla si chiamava Maria. L’angelo entrò in casa e le disse…

Pace e bene, buona giornata.

+ Dal Vangelo secondo Luca
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

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