SABATO 22 DICEMBRE 2018 (Lc. 1, 46-55)
“! ! ! !"
Chissà che gioia incontenibile nel cuore di Maria…
Il magnificat possiamo vederlo come l’esplosione del cuore di Maria.
Il magnificat possiamo vederlo come l’esplosione del cuore di Maria.
Il segno della gravidanza di Elisabetta conferma in maniera inequivocabile l’azione di Dio in Maria preannunciata dall’angelo.
Maria si sente avvolta dalla volontà di Dio come da un abbraccio tenerissimo.
Nel riconoscere l’azione di Dio nella sua vita, Maria esplode di gioia.
Questo è messo in evidenza dal primo versetto in cui la successione dei verbi ha una sua logica interna, per cui l’anima di Maria prima magnifica Dio in sé, poi esplode in un giubilo incontenibile: dal “magnificare” all’ “esultare”.
A volte ci manca la gioia perché non sappiamo riconoscere l’agire di Dio nella nostra vita.
Maria c’invita a magnificare il signore, allora sgorgherà anche la gioia.
Maria c’invita a magnificare il signore, allora sgorgherà anche la gioia.
Anche a noi viene offerto un segno per il Natale: un bambino avvolto in fasce e posto in una mangiatoia.
La verità storica di questa nascita ci viene continuamente offerta come “il segno”.
Il segno che Dio ha a cuore gli uomini e la loro storia.
Il segno che Dio ci vuole bene.
Il segno che Dio è per noi.
Come per Maria il bambino nel grembo di Elisabetta, così per noi il bambino avvolto in fasce e posto nella mangiatoia è “il segno”!
Cosa dice Maria che aiuti a capire il mistero dell’incarnazione?
Il magnificat getta una luce anche sul “come” dell’incarnazione.
Maria magnifica il signore, perché ha scelto una serva umile, per realizzare il suo piano di salvezza.
Ossia Maria ci dice che l’incarnazione è avvenuta in umiltà.
Ossia Maria ci dice che l’incarnazione è avvenuta in umiltà.
Dio ha deciso di rivelarsi in un modo impensato, “nascondendosi”. E così facendo ha ribaltato le carte in tavola ed è come se di colpo, ad una gara podistica avessero gridato che il traguardo è dalla parte opposta a quella verso cui tutti corrono: quelli che erano davanti si trovano improvvisamente ultimi e chi era in fondo si scopre sorprendentemente primo.
Per noi questa scelta è divenuta una cosa quasi scontata, così familiare che non ci si fa quasi più caso, non ci fa né caldo né freddo.
Ma per Maria era qualcosa di inaudito, di sorprendente, di sorprendentemente sorprendente!
L’espressione «ha innalzato gli umili», che noi recitiamo piuttosto smorti - come quando, ad esempio, diciamo a un amico che sta leggendo e ha sentito un rumore, che è passata semplicemente una macchina – è in realtà una frase esclamativa, di stupore: «HA INNALZATO GLI UMILI!!!!», con tre punti esclamativi, anzi quattro!
Il Messia è presente nel mondo e nessuno lo sa, nessuno lo immagina!
In quella ragazzina di quella località inesistente persino sulle cartine romane. Incredibile!
Che dio maestoso è il nostro Dio!!!!
In quella ragazzina di quella località inesistente persino sulle cartine romane. Incredibile!
Che dio maestoso è il nostro Dio!!!!
Quindi il “Magnificat” dice il “come“ dell’Incarnazione.
Infatti, non è importante solo sapere che Dio si è fatto uomo, ma anche sapere che uovo si è fatto.
Infatti, non è importante solo sapere che Dio si è fatto uomo, ma anche sapere che uovo si è fatto.
COME UN FILO DI PAGLIA (Bruno Ferrero)
I pastori che erano stati alla stalla di Betlemme a onorare il Bambino Gesù tornavano a casa. Erano arrivati tutti con le braccia cariche di doni, e ora se ne partivano a mani vuote.
Eccetto uno. Un pastore giovane giovane aveva portato via qualcosa dalla stalla santa di Betlemme. Una cosa che teneva stretta nel pugno. Gli altri lì per lì non ci avevano fatto caso, finché uno di essi non disse: «Che cos'hai in mano?».
«Un filo di paglia», rispose il giovane pastore, «un filo di paglia della mangiatoia in cui dormiva il Bambino».
«Un filo di paglia!», sghignazzarono gli altri. «È solo spazzatura. Buttalo via!».
Il giovane pastore scosse il capo energicamente.
«No», disse. «Lo conservo. Per me è un segno, un segno del Bambino. Quando tengo questa pagliuzza nelle mie mani, mi ricordo di lui e quindi anche di quello che hanno detto di lui gli angeli».
Il giorno dopo, gli altri pastori chiesero al giovane: «Che ne hai fatto della tua pagliuzza?».
Il giovane la mostrò.
«La porto sempre con me».
«Ma buttala! ».
«No. Ha un grande valore. Su di essa giaceva il Figlio di Dio».
«E con questo? Il Figlio di Dio vale. Non la paglia!».
«Avete torto. Anche la paglia vale tanto. Su che altro poteva stare il Bambino, povero com'era?
Il Figlio di Dio ha avuto bisogno di un po' di paglia.
Questo mi insegna che Dio ha bisogno dei piccoli, dei senza-valore.
Sì, Dio ha bisogno di noi, i piccoli, che non contiamo molto, che sappiamo così poco».
Eccetto uno. Un pastore giovane giovane aveva portato via qualcosa dalla stalla santa di Betlemme. Una cosa che teneva stretta nel pugno. Gli altri lì per lì non ci avevano fatto caso, finché uno di essi non disse: «Che cos'hai in mano?».
«Un filo di paglia», rispose il giovane pastore, «un filo di paglia della mangiatoia in cui dormiva il Bambino».
«Un filo di paglia!», sghignazzarono gli altri. «È solo spazzatura. Buttalo via!».
Il giovane pastore scosse il capo energicamente.
«No», disse. «Lo conservo. Per me è un segno, un segno del Bambino. Quando tengo questa pagliuzza nelle mie mani, mi ricordo di lui e quindi anche di quello che hanno detto di lui gli angeli».
Il giorno dopo, gli altri pastori chiesero al giovane: «Che ne hai fatto della tua pagliuzza?».
Il giovane la mostrò.
«La porto sempre con me».
«Ma buttala! ».
«No. Ha un grande valore. Su di essa giaceva il Figlio di Dio».
«E con questo? Il Figlio di Dio vale. Non la paglia!».
«Avete torto. Anche la paglia vale tanto. Su che altro poteva stare il Bambino, povero com'era?
Il Figlio di Dio ha avuto bisogno di un po' di paglia.
Questo mi insegna che Dio ha bisogno dei piccoli, dei senza-valore.
Sì, Dio ha bisogno di noi, i piccoli, che non contiamo molto, che sappiamo così poco».
Con il passare dei giorni sembrò che il filo di paglia diventasse sempre più importante per il giovane pastore. Durante le lunghe ore al pascolo lo prendeva spesso in mano: in quei momenti ripensava alle parole degli angeli ed era felice di sapere che Dio amava tanto gli uomini da farsi piccolo come loro.
Ma un giorno uno dei suoi compagni gli portò via il filo di paglia dalle mani, gridando:
«Tu e la tua maledetta paglia! Ci hai fatto venire il mal di testa con queste stupidaggini!».
«Tu e la tua maledetta paglia! Ci hai fatto venire il mal di testa con queste stupidaggini!».
Stropicciò la pagliuzza e la gettò nella polvere.
Il giovane pastore rimase calmo. Raccolse da terra il filo di paglia, lo lisciò e lo accarezzò con la mano, poi disse all'altro: «Vedi, è rimasto quello che era: un filo di paglia. Tutta la tua rabbia non ha potuto cambiario. Certo, è facile fare a pezzi un filo di paglia. Pensa: perché Dio ci ha mandato un bambino, mentre ci serviva un salvatore forte e battagliero? Ma questo Bambino diventerà un uomo, e sarà resistente e incancellabile. Saprà sopportare tutte le rabbie degli uomini, rimanendo quello che è: il Salvatore di Dio per noi».
Il giovane sorrise, con gli occhi luminosi. «No. L'amore di Dio non si può fare a pezzi e buttare via. Anche se sembra fragile e debole come un filo di paglia».
Pace e bene, buona giornata!
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
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