VENERDì 21 DICEMBRE 2018 (Lc. 1, 39-45)
“Grembo”
Oggi siamo attirati dai grembi…e siamo costretti a ridimensionare Dio, ma non nel senso di rimpicciolirlo, tutt’altro!
Ridimensionare Dio nel senso che per essere tutto in uno zigote prima e in un embrione poi dev’essere talmente maestoso da non trovare limiti nemmeno nell’infinitamente piccolo.
Dio non solo è in uno zigote, ma è zigote! Dio non solo è in un embrione, ma è embrione!
Dio non solo è in uno zigote, ma è zigote! Dio non solo è in un embrione, ma è embrione!
Dio “comprime”(esprime!) la sua infinità nell’esistenza limitata di questo embrione, prima, e bambino poi.
Quei due grembi che si guardano e si riconoscono ci sussurrano questa maestosa bellezza: Dio è capace di comunicarsi nel ristretto spazio di esistenza che l’uomo è nelle varie fasi della sua vita.
Abbiamo due grembi che si riconoscono all’istante.
La vita riconosce la Vita, l’amore riconosce l’Amore.
Due creature che s’azzuffano di gioia da un grembo all’altro: bellissimo!
Il Signore porta gioia fin dal grembo di sua madre.
La vita riconosce la Vita, l’amore riconosce l’Amore.
Due creature che s’azzuffano di gioia da un grembo all’altro: bellissimo!
Il Signore porta gioia fin dal grembo di sua madre.
Sentiamo il vocabolario di questo Vangelo: Salutò…sussultò…colmata…gran voce… benedetta… benedetto…. frutto…grembo…. gioia…beata….
…una cascata di positività, di luce!
…una cascata di positività, di luce!
La ricorrenza della parola “grembo” ci pone davanti a un’esplosione ormai innescata: l’esplosione della salvezza! Ormai tutto è iniettato nella storia, in quei due grembi e il mondo avrà un nuovo corso, pur essendo lo stesso di prima.
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La beatitudine di Maria è legata all’aver creduto e non a una questione di privilegio.
E se vogliamo metterla sul piano dei privilegi, allora dico che anche noi abbiamo il privilegio della fede e ci addentriamo nel mistero del Natale con questa compagna insostituibile qual è la fede.
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La beatitudine di Maria è legata all’aver creduto e non a una questione di privilegio.
E se vogliamo metterla sul piano dei privilegi, allora dico che anche noi abbiamo il privilegio della fede e ci addentriamo nel mistero del Natale con questa compagna insostituibile qual è la fede.
LETTERE DEI BAMBINI A GESù
Vi propongo 3 letterine scritte a Gesù da alcuni bambini. Ci aiuteranno efficacemente e simpaticamente a riconsiderare il significato dell’attesa.
1. «Caro Gesù Bambino, quando tuo padre ha fatto tutto il universo, non era meglio che invece che la domenica si riposava anche gli altri giorni di scuola?» (Enrico).
1. «Caro Gesù Bambino, quando tuo padre ha fatto tutto il universo, non era meglio che invece che la domenica si riposava anche gli altri giorni di scuola?» (Enrico).
Un desiderio terra-terra, molto concreto che potremmo anche giudicare superficiale se fosse posto da un adulto, infantile, appunto.
Ma forse non ci rendiamo conto che nel nostro rapporto con Dio siamo a questi livelli di attesa nei suoi confronti. Un Dio che ci risolva le difficoltà e le fatiche quotidiane, che ci tolga pure anche la fatica della scuola.
Ma forse non ci rendiamo conto che nel nostro rapporto con Dio siamo a questi livelli di attesa nei suoi confronti. Un Dio che ci risolva le difficoltà e le fatiche quotidiane, che ci tolga pure anche la fatica della scuola.
2. Caro Gesù Bambino, grazie per il fratellino, ma io veramente avevo pregato per un cane» (Gianluca)
Questa letterina non fa solo sorridere, ma ridere per davvero, perché esprime senza filtri una dinamica tipica delle famiglie con più figli. Ma il guaio è che tante volte noi pure siamo come questo bambino.
Ringraziamo il Signore per il Natale, per la Salvezza ecc. ecc, ma noi in realtà volevamo un cane. Cosa ce ne facciamo noi di un fratellino? Noi volevamo un cane! E non sappiamo riconoscere il dono bellissimo che è un fratellino, rispetto a un cane. Ossia non riusciamo a riconoscere che il dono che ci fa il Signore è molto più grande e bello di quello che volevamo noi. Non sappiamo riconoscere il dono di Dio, perché siamo fissati sul “cane”: noi volevamo un cane!
Ringraziamo il Signore per il Natale, per la Salvezza ecc. ecc, ma noi in realtà volevamo un cane. Cosa ce ne facciamo noi di un fratellino? Noi volevamo un cane! E non sappiamo riconoscere il dono bellissimo che è un fratellino, rispetto a un cane. Ossia non riusciamo a riconoscere che il dono che ci fa il Signore è molto più grande e bello di quello che volevamo noi. Non sappiamo riconoscere il dono di Dio, perché siamo fissati sul “cane”: noi volevamo un cane!
3. «Caro Gesù bambino, perché non fai più litigare la mia mamma e il mio papà?» (Paoletta).
Qui non si sorride più, perché sentiamo come il desiderio di questa bambina sia sacro santo e serio.
È una cosa buona quella che chiede, ma il Signore non si limita a far sì che la mamma e il papà non litighino. La salvezza che dona il Signore va più in profondità, dentro al cuore di mamma e papà, nella sorgente in cui nascono i litigi. Il Signore salva laggiù, in profondità, nel nucleo più profondo di noi stessi cosicchè poi siamo resi capaci di amare come lui ama e impegnarci per evitare i litigi o, meglio per trasformare i litigi in occasione per amarsi attraverso il perdono reciproco.
È una cosa buona quella che chiede, ma il Signore non si limita a far sì che la mamma e il papà non litighino. La salvezza che dona il Signore va più in profondità, dentro al cuore di mamma e papà, nella sorgente in cui nascono i litigi. Il Signore salva laggiù, in profondità, nel nucleo più profondo di noi stessi cosicchè poi siamo resi capaci di amare come lui ama e impegnarci per evitare i litigi o, meglio per trasformare i litigi in occasione per amarsi attraverso il perdono reciproco.
Pace e bene, buona giornata!
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
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