DOMENICA 13 GENNAIO 2019 (Lc 3,15-16.21-22)
BATTESIMO DEL SIGNORE
“L’amato!”
Il battesimo di Gesù sottolinea marcatamente cosa vuol dire incarnazione: condivisione in tutto!
Gesù, il Figlio di Dio nato a Betlemme e adorato dai Magi, si mette in coda, fa la fila, si mescola con i peccatori e si fa battezzare. Condivide!
In modo di amare di Dio, la logica del suo amore, comporta che vuole condividere tutto quello che può condividere senza contraddire sé stesso.
L’unica cosa che è in contrasto con lui e che sarebbe una contraddizione per lui è il peccato.
Nel battesimo si anticipa quanto avverrà sul calvario: «Fin dove posso arrivo ad essere come te! Fin dove posso: non nel peccato, ma nella morte del peccatore, sì!».
«Tu sei il Figlio mio, l’amato».
Queste parole vanno adcoltate da ciascuno di noi come fossero dette a lui personalmente con tutta la tenerezza e la forza che l’amore può avere.
Tante voci ci dicono o insinuano il contrario: «Tu sei sbagliato!», «Tu non sei capace!», «Tu non vali niente!», «Tu non sei desiderabile!», «Tu non sei buono!», «Tu sei brutto!», «Tu sei indegno!», ecc.
A volte te lo gridano esplicitamente, altre volte indirettamente. Pensiamo ai messaggi pubblicitari. Cosa ti dicono?
Se non hai quell’auto che uomo sei? Se non hai quelle forme, che donna sei? Se non fai quel tipo di vacanza oppure se non vesti in un determinato modo o se non hai quell’aspetto non puoi essere amabile.
Cioè ti fanno passare l’idea che tu non hai una amabilità in te stesso, ma dipende da qualcosa di esterno che acquisti o fai.
Invece la Parola che cala su Gesù al Battesimo ci ricorda che c’è un’amabilità dentro di noi che non dipende da nulla di esterno a noi e nemmeno da ciò che possiamo fare. Ci precede, ce la troviamo addosso, anzi dentro semplicemente per il fatto che siamo creature di Dio.
Bellissimo!
Dio pronuncia su di te, in particolare nel tuo battesimo, questa Parola: «Tu sei il Figlio mio, l’amato».
E anche se tutte le altre voci ti gridano il contrario e che l’amabilità te la devi conquistare - e quindi potresti anche non essere amabile - questa Parola ormai è incisa dentro di te come su di un antico vinile che niente e nessuno può eliminare nè annullare.
In estate compaiono i “tormentoni”, quelle canzoni che diventano il brano ascoltato da tutti e ovunque e su qualunque stazione radio ti sintonizzi, te le trovi addosso fino a diventare un vero e proprio tormento.
Ecco!
Questa Parola, «Tu sei il Figlio mio, l’amato» è il tormentone che soppianta ogni altra parola e che rimane oltre ogni altra parola.
E non è una Parola pronunciata per Gesù soltanto, perché egli è il Figlio di Dio che ama e dona la vita.
Ma è la Parola pronunciata su ogni battezzato.
Sei santo? «Tu sei il Figlio mio, l’amato».
Sei in carcere? «Tu sei il Figlio mio, l’amato».
Hai fatto delle cose gravissime e meriteresti la condanna più severa? «Tu sei il Figlio mio, l’amato».
Tutto tu sei in questa Parola!
Tutto tu fai, avvolto in questa Parola!
«Tu sei il Figlio mio, l’amato».
BATTESIMO DEL SIGNORE
“L’amato!”
Il battesimo di Gesù sottolinea marcatamente cosa vuol dire incarnazione: condivisione in tutto!
Gesù, il Figlio di Dio nato a Betlemme e adorato dai Magi, si mette in coda, fa la fila, si mescola con i peccatori e si fa battezzare. Condivide!
In modo di amare di Dio, la logica del suo amore, comporta che vuole condividere tutto quello che può condividere senza contraddire sé stesso.
L’unica cosa che è in contrasto con lui e che sarebbe una contraddizione per lui è il peccato.
Nel battesimo si anticipa quanto avverrà sul calvario: «Fin dove posso arrivo ad essere come te! Fin dove posso: non nel peccato, ma nella morte del peccatore, sì!».
«Tu sei il Figlio mio, l’amato».
Queste parole vanno adcoltate da ciascuno di noi come fossero dette a lui personalmente con tutta la tenerezza e la forza che l’amore può avere.
Tante voci ci dicono o insinuano il contrario: «Tu sei sbagliato!», «Tu non sei capace!», «Tu non vali niente!», «Tu non sei desiderabile!», «Tu non sei buono!», «Tu sei brutto!», «Tu sei indegno!», ecc.
A volte te lo gridano esplicitamente, altre volte indirettamente. Pensiamo ai messaggi pubblicitari. Cosa ti dicono?
Se non hai quell’auto che uomo sei? Se non hai quelle forme, che donna sei? Se non fai quel tipo di vacanza oppure se non vesti in un determinato modo o se non hai quell’aspetto non puoi essere amabile.
Cioè ti fanno passare l’idea che tu non hai una amabilità in te stesso, ma dipende da qualcosa di esterno che acquisti o fai.
Invece la Parola che cala su Gesù al Battesimo ci ricorda che c’è un’amabilità dentro di noi che non dipende da nulla di esterno a noi e nemmeno da ciò che possiamo fare. Ci precede, ce la troviamo addosso, anzi dentro semplicemente per il fatto che siamo creature di Dio.
Bellissimo!
Dio pronuncia su di te, in particolare nel tuo battesimo, questa Parola: «Tu sei il Figlio mio, l’amato».
E anche se tutte le altre voci ti gridano il contrario e che l’amabilità te la devi conquistare - e quindi potresti anche non essere amabile - questa Parola ormai è incisa dentro di te come su di un antico vinile che niente e nessuno può eliminare nè annullare.
In estate compaiono i “tormentoni”, quelle canzoni che diventano il brano ascoltato da tutti e ovunque e su qualunque stazione radio ti sintonizzi, te le trovi addosso fino a diventare un vero e proprio tormento.
Ecco!
Questa Parola, «Tu sei il Figlio mio, l’amato» è il tormentone che soppianta ogni altra parola e che rimane oltre ogni altra parola.
E non è una Parola pronunciata per Gesù soltanto, perché egli è il Figlio di Dio che ama e dona la vita.
Ma è la Parola pronunciata su ogni battezzato.
Sei santo? «Tu sei il Figlio mio, l’amato».
Sei in carcere? «Tu sei il Figlio mio, l’amato».
Hai fatto delle cose gravissime e meriteresti la condanna più severa? «Tu sei il Figlio mio, l’amato».
Tutto tu sei in questa Parola!
Tutto tu fai, avvolto in questa Parola!
«Tu sei il Figlio mio, l’amato».
https://youtu.be/mBcqria2wmg
L'ANELLO: SOLO DIO CONOSCE IL NOSTRO VERO VALORE (Bruno Ferrero)
Uno studente andò dal suo professore con un problema: «Mi sento una nullità, non ho la forza di reagire. Dicono che sono un buono a nulla, che non faccio bene niente, che sono un idiota. Come posso migliorare? Che posso fare perché mi stimino di più?».
Il professore senza guardarlo, rispose: «Mi spiace, ragazzo, ma ora non posso aiutarti, devo prima risolvere un problema mio. Poi, forse...».
E facendo una pausa aggiunse: «Se mi aiuti, posso risolvere il mio problema più rapidamente e poi forse posso aiutarti a risolvere il tuo...».
«Certo, professore!», balbettò il giovane, ma ancora una volta si sentì mortificato.
Il professore si tolse un anello dal mignolo, e lo diede al ragazzo.
«Monta a cavallo e va' al mercato. Devi vendere questo anello perché devo pagare un debito. Occorre ricavarne il più possibile. Ma non accettare meno di una moneta d'oro. Va' e torna con la moneta al più presto».
Il giovane prese l'anello e partì.
Appena giunto al mercato cominciò ad offrire l'anello ai mercanti. Essi guardavano con qualche interesse, finché il giovane non diceva quanto chiedeva per l'anello.
Quando il giovane menzionava la moneta d'oro, alcuni ridevano, altri se ne andavano senza nemmeno guardarlo, solo un vecchietto fu abbastanza gentile da spiegare che una moneta d'oro era troppo per quell'anello.
Dopo aver offerto il gioiello a tutti quelli che passavano per il mercato, abbattuto dal fallimento, salì a cavallo e tornò. Rimpiangeva di non avere una moneta d'oro per poter comprare egli stesso l'anello, liberando così dalle preoccupazioni il suo professore e poter così ricevere i suoi consigli.
Entrò in casa e disse: «Professore, mi dispiace tanto, ma è impossibile ottenere quello che mi ha chiesto. Forse si potrei ottenere due o tre monete d'argento, ma non si dovrebbe ingannare nessuno sul valore dell'anello».
«È importante quello che dici, ragazzo», rispose sorridendo. «Dobbiamo prima sapere il valore esatto dell'anello. Riprendi il cavallo e vai dal gioielliere. Chiedigli a quanto si può vendere l'anello. Ma non importa quanto lo valuterà, non venderlo. Riportalo qui».
Il giovane arrivò dal gioielliere e gli chiese di valutare l'anello. Il gioielliere esaminò l’anello con una lente, lo pesò e disse: «Di’ al tuo professore che se vuole venderlo subito non posso dargli più di cinquantotto monete d'oro».
«Cinquantotto monete d'oro!?», esclamò il giovane.
«Sì, rispose il gioielliere, in un altro momento potrei arrivare ad offrire anche settanta monete, ma se ha urgenza di vendere...».
Il giovane corse emozionato a casa del professore per raccontare quelle che era successo.
«Siediti», disse il professore. E dopo aver ascoltato il racconto, parlò con calma.
«Tu sei come questo anello, un gioiello prezioso e unico. Può essere valutato solo da uno specialista. Pensavi forse che qualunque persona fosse in grado di scoprire il suo vero valore?».
Così dicendo, si rimise l’anello al dito.
Siamo tutti come quell’anello. Siamo preziosi e unici, ma girovaghiamo per tutti i mercati della vita pretendendo che persone inesperte ci valutino. Solo Dio, il Creatore sublime di ogni capolavoro, conosce il nostro vero valore. perciò non possiamo mai accettare nulla di meno.
Pace e bene e buona giornata!
L'ANELLO: SOLO DIO CONOSCE IL NOSTRO VERO VALORE (Bruno Ferrero)
Uno studente andò dal suo professore con un problema: «Mi sento una nullità, non ho la forza di reagire. Dicono che sono un buono a nulla, che non faccio bene niente, che sono un idiota. Come posso migliorare? Che posso fare perché mi stimino di più?».
Il professore senza guardarlo, rispose: «Mi spiace, ragazzo, ma ora non posso aiutarti, devo prima risolvere un problema mio. Poi, forse...».
E facendo una pausa aggiunse: «Se mi aiuti, posso risolvere il mio problema più rapidamente e poi forse posso aiutarti a risolvere il tuo...».
«Certo, professore!», balbettò il giovane, ma ancora una volta si sentì mortificato.
Il professore si tolse un anello dal mignolo, e lo diede al ragazzo.
«Monta a cavallo e va' al mercato. Devi vendere questo anello perché devo pagare un debito. Occorre ricavarne il più possibile. Ma non accettare meno di una moneta d'oro. Va' e torna con la moneta al più presto».
Il giovane prese l'anello e partì.
Appena giunto al mercato cominciò ad offrire l'anello ai mercanti. Essi guardavano con qualche interesse, finché il giovane non diceva quanto chiedeva per l'anello.
Quando il giovane menzionava la moneta d'oro, alcuni ridevano, altri se ne andavano senza nemmeno guardarlo, solo un vecchietto fu abbastanza gentile da spiegare che una moneta d'oro era troppo per quell'anello.
Dopo aver offerto il gioiello a tutti quelli che passavano per il mercato, abbattuto dal fallimento, salì a cavallo e tornò. Rimpiangeva di non avere una moneta d'oro per poter comprare egli stesso l'anello, liberando così dalle preoccupazioni il suo professore e poter così ricevere i suoi consigli.
Entrò in casa e disse: «Professore, mi dispiace tanto, ma è impossibile ottenere quello che mi ha chiesto. Forse si potrei ottenere due o tre monete d'argento, ma non si dovrebbe ingannare nessuno sul valore dell'anello».
«È importante quello che dici, ragazzo», rispose sorridendo. «Dobbiamo prima sapere il valore esatto dell'anello. Riprendi il cavallo e vai dal gioielliere. Chiedigli a quanto si può vendere l'anello. Ma non importa quanto lo valuterà, non venderlo. Riportalo qui».
Il giovane arrivò dal gioielliere e gli chiese di valutare l'anello. Il gioielliere esaminò l’anello con una lente, lo pesò e disse: «Di’ al tuo professore che se vuole venderlo subito non posso dargli più di cinquantotto monete d'oro».
«Cinquantotto monete d'oro!?», esclamò il giovane.
«Sì, rispose il gioielliere, in un altro momento potrei arrivare ad offrire anche settanta monete, ma se ha urgenza di vendere...».
Il giovane corse emozionato a casa del professore per raccontare quelle che era successo.
«Siediti», disse il professore. E dopo aver ascoltato il racconto, parlò con calma.
«Tu sei come questo anello, un gioiello prezioso e unico. Può essere valutato solo da uno specialista. Pensavi forse che qualunque persona fosse in grado di scoprire il suo vero valore?».
Così dicendo, si rimise l’anello al dito.
Siamo tutti come quell’anello. Siamo preziosi e unici, ma girovaghiamo per tutti i mercati della vita pretendendo che persone inesperte ci valutino. Solo Dio, il Creatore sublime di ogni capolavoro, conosce il nostro vero valore. perciò non possiamo mai accettare nulla di meno.
Pace e bene e buona giornata!
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

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