MERCOLEDì 23 GENNAIO 2019 (Mc. 3,1-6) 
https://youtu.be/P1hn6raXEgU  
“Sabato-bis”
Oggi siamo di nuovo di sabato e qui i farisei lo aspettano al varco.
Forse hanno messo in vista loro quell’uomo come un’esca per incastrare Gesù.
Gesù cerca di far riflettere i farisei sul proprio atteggiamento.
La questione non è tanto “di sabato si può fare qualcosa o non si può fare nulla?”, bensì “di sabato cos’è che è consentito, lecito: fare il bene oppure fare il male?”.
“Non guarire” significa lasciare quell’uomo in una condizione di morte.
Avere la mano destra paralizzata, infatti, equivaleva a non avere possibilità di guadagnarsi da vivere e quindi una vita disperata.
Perciò il non guarire quell’uomo rappresentava una grave omissione, perché significava lasciarlo morire.
Gesù sembra dire: «Fare, bisogna fare: facciamo il bene o facciamo il male?».
Davanti a un uomo – e soprattutto davanti a un uomo che soffre – non c’è la possibilità di un’azione neutra: o è bene o è male!
“Fare” e “non fare” hanno un valore etico.
Il soggetto è l’uomo, non il sabato!
A Dio importa l’uomo, la persona, non il sabato!
Anzi, paradossalmente, Gesù sembra dire che il sabato è proprio il giorno più adatto per fare il bene. Infatti, il sabato va santificato compiendo il bene, è fatto proprio per dedicarsi a chi soffre.
Fare del bene a chi soffre non è una trasgressione del sabato, perché Dio è glorificato quando l’uomo è nella gioia e ama.
Gesù mette al centro della sua attenzione non la norma, ma il malato. Con questo non mette in secondo piano il sabato, anzi, lo esalta. Proprio occupandosi di quell’uomo, egli mette al centro il sabato.
La gloria di Dio e il bene dell’uomo, vanno a braccetto, vanno insieme!
Come siamo facili noi, invece, a cadere negli opposti: o esaltiamo la norma fino a trascurare l’uomo, oppure esaltiamo l’attenzione alla persona fino a trascurare e relativizzare la norma. e ci dimentichiamo, in entrambi i casi, che la norma è per la persona, per promuovere la sua libertà, non una nemica di essa.
Vuoi osservare il sabato?
Bene! Bravo!
Ama e compi il bene!
Gesù rivela un volto inedito di Dio, fastidioso per i benpensanti del suo tempo e - a quanto ci è dato di vedere – a volte anche a quelli di oggi.
Un Dio che si preoccupa dell’uomo, del suo bene, della sua salute, della sua gioia, dei suoi bisogni, oltre che della sua salvezza.
Un Dio che usa il “suo giorno”, il sabato, per mettere al centro l’uomo, la sua creatura preferita, amata.
Un Dio che vuole essere glorificato amandoci tra di noi, comportandoci da fratelli, figli suoi.
Un Dio che non vuole che giustifichiamo la nostra indifferenza con il pretesto di dover e voler rendere gloria a lui, ma che la sconfiggiamo proprio in nome dell’onore che gli dobbiamo in quanto creature e figli suoi.
La gloria di Dio è rendere l’uomo felice e l’uomo è nella gioia quando non chiude il cuore , ma ama e vive di bene.
Ohhh! Che bello questo Dio! Eppure…
…tennero consiglio per farlo morire.

I TRE AGNELLINI (Bruno Ferrero)
Lassù sulle montagne del Tirolo, c’era un piccolo villaggio dove tutti sapevano scolpire santi e Madonne con grande abilità. Ma giunse il tempo in cui non ci furono più ordinazioni per le loro belle statuine religiose.
Un pomeriggio Dritte, uno dei maestri intagliatori, entrando nella sua bottega trovò un fanciullo biondo, che giocava con le statuine del presepio.
Dritte gli disse con fare burbero che le statuine del presepio non erano giocattoli. Il bambino rispose: “A Gesù non importa, Lui sa che non ho giocattoli per giocare”.
Maestro Dritte commosso gli promise un agnellino di legno con la testa che si muoveva.
“Vienilo a prendere domani pomeriggio, però, strano che non ti abbia mai visto, dove abiti?”
“Là”, rispose il fanciullo indicando vagamente l’alto.
Il giorno dopo, prima di mezzogiorno, l’agnellino era pronto, bello da sembrare vivo.
Ad un tratto si affacciò alla porta della bottega di Dritte una giovane zingara con un bambino in braccio. Il bambino appena vide l’agnellino protese le braccine e l’afferrò.
Quando glielo vollero togliere di mano si mise a piangere disperato. Dritte che non aveva nulla da dare alla povera donna disse sospirando: “Tienilo pure. Intaglierò un altro agnellino”.
Nel pomeriggio tardi Dritte aveva appena terminato il secondo agnellino quando Pino, un povero orfanello, venne a salutarlo. “Oh! che meraviglioso agnello”, disse. “Posso averlo per piacere?”. “Sì tienilo pure, Pino, io ne intaglierò un altro”.
E così fece.
Ma il bambino dai capelli d’oro non ritornò, e l’agnellino rimase abbandonato sullo scaffale della bottega. La situazione del villaggio continuava a peggiorare e Dritte cominciò ad intagliare giocattoli per i bambini del villaggio per far loro dimenticare la fame.
La piccola Marta era molto malata e Dritte, per farla sorridere, le regalò l’agnellino che aveva conservato sullo scaffale della sua bottega.
Mentre tornava dalla casa di Marta, incontrò il bambino dai capelli d’oro.
“Ho tenuto l’agnellino fino ad oggi, ma tu non sei venuto. Ne farò subito un altro”.
“Non ho bisogno di un altro agnellino” disse il fanciullo scuotendo il capo, “quelli che hai donato al piccolo zingaro, a Pino e a Marta li hai donati anche a me.
Fare un giocattolo può servire alla gloria di Dio quanto intagliare un santo”.
Un attimo dopo il fanciullo era scomparso.

https://youtu.be/P1hn6raXEgU  

Pace e bene, buona giornata!

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
  


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