SABATO 12 GENNAIO 2019 (Gv. 3, 22-30)
“Crescere-diminuire”
Che bello Giovanni che sa riconoscere nel “successo” di Gesù una rivelazione di Dio!
Infatti non cade nel tranello del confronto invidioso che sta rodendo i suoi discepoli.
Egli sa riconoscere l’arrivo dello sposo e vede la sua attesa compiersi.
Quanto abbiamo bisogno di questo uomo per illuminare il nostro atteggiamento così intriso di superbia, vana gloria e invidia.
Gioire per le gioie e i successi degli altri è il più sicuro segno di amore. Qui non c’è pericolo di superbia o ricerca di se stessi.
Noi siamo soliti pensare che la capacità di amare si misura dalla capacità di soffrire con chi soffre.
Non è così! In questo, infatti, si potrebbe nascondere una più o meno sottile ricerca di se stessi e l’orgoglio di essere capaci di aiutare gli altri, di essere un riferimento per gli altri, ecc.
Invece, nel rallegrarsi per le gioie e i successi degli altri non c’è nessun pericolo di insuperbirsi o di ricercare se stessi, e la gioia è proprio commisurata alla realizzazione delle parole di Giovanni: «Egli deve crescere; io, invece, diminuire».
Per questo la gioia di Giovanni è piena!

DUE AMICI (Bruno Ferrero)
Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d’ospedale.
Ad uno dei due era permesso mettersi seduto sul letto per un’ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo. Il suo letto era vicino all’unica finestra della stanza.
L’altro uomo doveva restare sempre sdraiato.
Pian piano i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.
Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra.
L’uomo nell’altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo e-sterno.
La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto.
Le anatre e i cigni giocavano nell’acqua, mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista della città in lontananza.
Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall’altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena.
Passarono i giorni e le settimane.
Un mattino l’infermiera del turno di giorno portò loro l’acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno.
L’infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.
Non appena gli sembrò appropriato, l’altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L’infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo.
Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra, vicino al letto.
Essa si affacciava su un muro bianco.
L’uomo chiese all’infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra.
L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro. - Forse, voleva farle coraggio - disse.
Vi è una straordinaria felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata.

Pace e bene , buona giornata!

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea, e là si tratteneva con loro e battezzava.
Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione.
Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano, e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui».
Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire».

Commenti

Post popolari in questo blog

OMELIA GIORNO DI NATALE