VENERDì 1 FEBBRAIO 2019 (Mc. 4, 26-34)
“Semi”
Il Regno non avrebbe dovuto irrompere nel mondo con un’azione già completa, rivelatrice e definitiva?
Invece anche “l’ultima” azione di Dio ha un inizio e un inizio piccolissimo, paragonabile al granello di senape che è il più piccolo di tutti i semi.
Anche nel tempo del compimento Dio non pianta alberi, ma getta semi!
Il centro della prima similitudine è il contrasto tra due tempi:
- Quello brevissimo del contadino, sia per la semina che per la mietitura
- Quello lungo del seme, in cui tutto si svolge nel segreto della terra
La similitudine indugia su questo secondo tempo, tanto lungo da costituire per molti un problema: perché il seme tarda a manifestarsi, a far vedere i segni della sua vitalità?
La similitudine dice: questo tempo è un tempo importantissimo, perché è tempo di crescita e di trasformazione.
Non è tempo morto! Non è tempo di fallimento!
Ohhh quanto è attuale questa Parola di Gesù!
Quante volte siamo tentati di perdere la speranza perché sembra che tutto sia congelato, sia morto…il seme era stato gettato, c’era qualche segno di vita e di speranza, ma ora?
Ancora non si vede nessun germoglio e viene facilmente da dubitare e sembra che tutto sia morto, finito…..
…ssssccchhhhhhhhhhhhhhhhh……
«Non è così!» - Dice la similitudine.
Questo tempo di silenzio è tempo di trasformazione, perché il seme ha una vitalità inarrestabile.
Non è tempo morto! Non è tempo di fallimento!
È una Parola che si appella alla fede.
Si appella alla fiducia nell’affidabilità certa del Signore e della sua Parola.
Certo tu non vedi nulla, tu non vedi che il seme sta trasformandosi e per germogliare e ti può sembrare che sia ormai una causa persa.
Ebbene, il Signore ti assicura: «il seme germoglia e cresce!» e tutto accade indipendentemente da te.
C’è una potenzialità insita nel seme cosicché «Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga».
Il Signore Gesù ci offre la sua Parola di speranza e ci chiede di stare su di essa, di radicarci su di essa come su di una roccia saldissima.
Anche la seconda similitudine va in questa direzione accentuando l’invito a guardare il presente con speranza.
Infatti, l’accento non è sullo sviluppo progressivo del seme, ma anche qui, come nella similitudine precedente, sul contrasto.
In questo caso sul contrasto tra l’entità modesta del seme quando viene seminato e l’albero finale.
Il richiamo per contrasto all’albero finale “più grande” orienta lo sguardo in avanti, verso il compimento.
Ma guardare al compimento, all’albero, fa comprendere la forza del seme. Ossia dalla grandezza dell’albero si vede la forza del seme.
Quindi, Gesù orienta il nostro sguardo al compimento futuro, non per alienarci dal presente difficile e deludente, come con una droga. Piuttosto egli orienta i nostri occhi al futuro per rivelare e farci accorti della potenza che c’è già nel presente.
Lo scopo di questa similitudine è, quindi, quello di farci capire il significato decisivo del tempo presente in cui il regno di Dio, l’amore di Dio, è già in atto con la sua forza inarrestabile.

LA BOTTEGA DEI SEMI (Bruno Ferrero)
Sognai di entrare in un negozio.
A far da commesso c’era un angelo.
Chiesi:” Cosa vendete qui?”
“Tutto ciò che desidera”, rispose l’angelo.
Inizio ad elencare
“Vorrei la fine delle guerre nel mondo,
più giustizia per gli sfruttati,
più amore nelle famiglie, lavoro per i disoccupati,
più comunione nella Chiesa……”
Mi rispose:
“Lei mi ha frainteso. Noi non vendiamo frutti,
noi vendiamo semi”.

Pace e bene, buona giornata!

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

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