DOMENICA 3 FEBBRAIO 2019 (Lc. 4, 21-30)
GIORNATA PER LA VITA

“Vita”


«Il futuro inizia oggi: è un investimento nel presente, con la certezza che “la vita è sempre un bene”, per noi e per i nostri figli. Per tutti». (dal messaggio per la 41° giornata per la vita)

Ogni prima domenica di Febbraio si celebra la giornata per la vita e il pensiero deve tornare a quel 19 maggio 1978 quando fu definitivamente approvata la legge sull’aborto.

La chiesa italiana istituì immediatamente la giornata per la vita e proclamò che non si rassegnava e non si sarebbe rassegnata mai.

Questo ci spinge a riflettere sul fatto che la questione del diritto alla vita dei bambini non ancora nati è una questione serissima.

Cosa significa non rassegnarsi?

Innanzitutto significa non aver paura di parlare, di proclamare la verità. Ossia che l’essere umano inizia la sua avventura fin dal momento del concepimento per cui l’uomo di oggi è lo zigote di anni fa. Non c’è discontinuità tra le varie fasi dello sviluppo della stessa persona, ma ciò che è pienamente sviluppato a 30 anni è contenuto già tutto in quel preciso esserino unicellulare.

Pertanto è aberrante la decisione americana (New York) di autorizzare a interrompere una gravidanza fino al nono mese se la salute della madre rischia di essere compromessa – definizione molto ampia che comprende anche la salute mentale e della quale solo arbitro è il medico – o se il feto è gravemente ammalato. 

Poi, significa non considerare chiuso il capitolo “Legge 194” (legge sull’aborto).
Questa legge è e rimane una legge iniqua e bisogna fare tutto ciò che la legge permette per evitare gli aborti.
Invece anche tanti cristiani pensano, ahimè: «ormai c’è la legge e se è legale allora è lecito».
No!!!
Ma scusate, se si decidesse che si possono investire gli anziani ultra ottantenni che attraversano la strada zoppicando? Vorrebbe dire che perché si è creata una legge che lo permette, allora è anche lecito?

La vita umana viene prima! Prima di tutte le istituzioni, prima dello stato, prima delle maggioranze politiche, prima della legge.
Precede anche la scienza con le sue acquisizioni.

Ma soprattutto significa AMARE LA VITA!
 Cioè coltivare una cultura della vite e per la vita.

Qualche anno fa è stato censurato il poster del Movimento per la vita che riportava la bellissima immagine di un embrione di 15 settimane che si portava il pollice alla bocca con la scritta, un po’ provocatoria: “Mamma ti voglio bene, non uccidermi!”.
È stato censurato perché irrispettoso. Ma irrispettoso di chi????


Perciò l’appello della giornata per la vita è su un duplice fronte: combattere la piaga dell’aborto e creare e favorire una mentalità aperta alla vita.
Essere cristiani, essere discepoli di Gesù significa essere “popolo della vita”!
Invece nell’immaginario di un gran numero di cristiani i figli rappresentano più un problema da risolvere che un dono, una risorsa che può risolvere i problemi.
La scelta di una mamma e di un papà di avere il terzo o il quarto figlio è contrastata come se fosse un attentato sociale.
S. Teresa di Calcutta diceva all’allora presidente degli Stati Uniti Clinton: «Ogni nazione che accetta l’aborto, non sta insegnando al proprio popolo ad amare, bensì ad usare la violenza per raggiungere ciò che si vuole».

È vero che è necessario cambiare a livello politico, sociale, dei mass-media, ma soprattutto le nostre menti devono cambiare. Anche i nostri discorsi devono cambiare, i nostri interessi, le nostre letture, i programmi televisivi che guardiamo devono cambiare.

E potremmo iniziare con gesti concreti come sostenere i Centri Aiuto vita, oppure abbonarsi  a riviste che ci informino in maniera adeguata riguardo i temi della vita ( Sì alla vita, Noi Genitori & Figli, Avvenire).

Mia sorella faceva la parrucchiera e un anno si è abbonata alla rivista del Movimento per la Vita, “Sì alla vita”. Ebbene mi disse che nessuna delle sue clienti prese mai in mano quella rivista preferendone altre di qualità ben inferiore.
E il 99% delle clienti di mia sorella erano signore che frequentavano la chiesa sedendosi nella metà avanti dei banchi.
Oppure un altro strumento utile è il “Progetto Gemma”, un progetto per cui con 160 euro al mese per 18 mesi si aiuta una mamma tentata di ricorrere all’aborto. In pratica si adotta quel bambino.
Infine sarebbe necessario avere il coraggio di dare consigli adeguati, indirizzando da persone competenti – se non si è in grado di farlo da soli -  donne che sono tentate di ricorrere all’aborto.
E comunque non contrastare quelle famiglie cristiane che manifestano una particolare apertura alla vita accogliendo anche il quarto o il quinto figlio.
Potrei portare un’ampia casistica di donne che, invece, hanno fatto la dolorosa esperienza dell’incomprensione o, peggio, dell’esclusione proprio perché aperte all’accoglienza di un nuovo nato, oltre ai già due o tre presenti in famiglia.

Perché non istituire nelle nostre parrocchie la “porta della vita”?
Ci sono, oggi, sportelli per tutto. Perché non inventarsi anche questo?

Per concludere una testimonianza tra le tante: vedi video…


Pace e bene e buon pomeriggio!

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

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