MERCOLEDì 6 FEBBRAIO 2019 (Mc. 6,1-6)
“Lupi”
Il limite secondo i suoi compaesani è che di Gesù si sa tutto, non c’è nulla di speciale: è il figlio di Maria, il falegname i cui parenti sono tutti conosciuti. Che pretese può mai accampare?
Ohhh! Quanto spesso accade così!
Facciamo una gran fatica a guardare con uno sguardo disponibile le persone che ci stanno accanto, presumendo di conoscerle in profondità.
E capita non di rado che se una parola buona, una correzione, un’osservazione, ma anche la condivisione di un successo o di una gioia ci arrivano dalla persona che abbiamo più vicina, non la accogliamo, ma pieni di superbia, la rifiutiamo come se fosse stata pronunciata dal nostro peggior avversario.
Quante volte questa cosa l’ho vista nelle famiglie, nelle coppie….
La superbia e l’orgoglio sono i peggiori nemici della verità e delle relazioni.
Anche con Gesù facciamo così. Quante volte non accogliamo con docilità qualche sua parola, qualche suo insegnamento!
In fondo non facciamo altro che ripetere con i suoi compaesani: «Ma chi ti credi di essere per venirmi a dire come devo vivere? Tu che sei semplicemente il falegname!?».
Quanta presunzione e superbia abbiamo!
Non sono tra le più detestabili le persone piene di sé, superbe, orgogliose, presuntuose?
Eppure le nostre energie le sprechiamo in questa direzione e siamo tutt’altro che umili.
Non illudetevi: siete tutt’altro che umili!
Non solo con gli altri, ma anche con Dio e ci sentiamo in diritto di comportarci con lui come dei creditori.
Ripeto: il guaio drammatico più grande è che proprio con chi ci sta più vicino e più ci ama, spesso ci permettiamo di essere i più odiosi per la nostra superbia e per il nostro orgoglio, seminando così tristezza.
Sì! Seminiamo tristezza in noi e attorno a noi!
E così le persone che dovremmo e potremmo rendere felici, le uccidiamo rendendole tristi.

I DUE LUPI
Un giorno, un nonno e suo nipote si fermano a guardare il tramontare del sole…
In quel mentre, il bimbo chiede al nonno, un saggio capo Cherokee : «Nonno, perché gli uomini combattono?».
Il vecchio, con voce calma, gli risponde: «Ogni uomo, prima o poi è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perché lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi».
«Quali lupi nonno?»
«Quelli che ogni uomo porta dentro di sé».
Il bambino non riusciva a capire.
Attese che il nonno rompesse l’attimo di silenzio che aveva lasciato cadere tra loro, forse per accendere la sua curiosità.
Infine il vecchio che aveva dentro di sé la saggezza del tempo riprese con il suo tono calmo.
«Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, menzogna ed egoismo».
Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.
«E l’altro?».
«L’altro è il lupo buono.
Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede».
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato.
Poi diede voce alla sua curiosità ed al suo pensiero.
«E quale lupo vince?».
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti: «Quello che nutri di più».

Pace e bene, buona giornata!

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

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