SABATO 2 FEBBRAIO 2019 (Lc. 2, 22-32)
FESTA DELLA PRESENTAZIONE AL TEMPIO DEL SIGNORE
FESTA DELLA PRESENTAZIONE AL TEMPIO DEL SIGNORE
“Candele"
La legge di Mosè prescriveva che, quaranta giorni dopo la nascita del primo figlio, i genitori si recassero al tempio di Gerusalemme per offrire il loro primogenito al signore e per la purificazione della madre.
Anche i genitori di Gesù osservarono questa prescrizione, ma in questa occasione accade qualcosa di nuovo, di diverso.
Mentre solitamente erano gli uomini che presentavano il loro figlio a Dio, questa volta è Dio che presenta il suo Figlio agli uomini.
Lo fa per bocca del vecchio Simeone e della profetessa Anna.
Mentre solitamente erano gli uomini che presentavano il loro figlio a Dio, questa volta è Dio che presenta il suo Figlio agli uomini.
Lo fa per bocca del vecchio Simeone e della profetessa Anna.
Ma che rappresenta oggi ormai la luce di una candela, rispetto alla potenza e alla prepotenza delle luci delle insegne, dei led, dei riflettori degli stadi?
Cosa significa portare con sé una candela?
Cosa significa portare con sé una candela?
Sorse in oriente ben presto la “Festa dell’incontro” e nel VI secolo in Occidente si arricchì di una processione penitenziale alla quale successivamente si aggiunse il rito della benedizione delle candele (Candelora).
È questo un segno visibile per dire la fede in Cristo luce delle genti.
Le candele portate a casa servivano, tra l’altro, a rischiarare l’agonia di coloro che, tra un anno e l’altro, morivano.
È questo un segno visibile per dire la fede in Cristo luce delle genti.
Le candele portate a casa servivano, tra l’altro, a rischiarare l’agonia di coloro che, tra un anno e l’altro, morivano.
Significa che il Signore è luce! Ed è la nostra luce, la luce che ci permette di vedere, riconoscere, agire, pensare, parlare, amare….e anche noi siamo luce nel mondo.
Cristo accende la nostra luce nel battesimo perché possiamo far luce.
Due equivoci da evitare:
1. Credere che la luce della fede ci sia stata data per rischiarare con essa solo la nostra strada.
2. Credere che la fede sia come una candela che si tiene accesa quando si è in chiesa e si nasconde appena si esce e si entra nella quotidianità.
Due equivoci da evitare:
1. Credere che la luce della fede ci sia stata data per rischiarare con essa solo la nostra strada.
2. Credere che la fede sia come una candela che si tiene accesa quando si è in chiesa e si nasconde appena si esce e si entra nella quotidianità.
LA CANDELA CHE NON VOLEVA BRUCIARE (Bruno Ferrero)
Questo non si era mai visto: una candela che rifiuta di accendersi.
Tutte le candele dell’armadio inorridirono.
Una candela che non voleva accendersi era una cosa inaudita!
Tutte le candele dell’armadio inorridirono.
Una candela che non voleva accendersi era una cosa inaudita!
Mancavano pochi giorni a Natale e tutte le candele erano eccitate all’idea di essere protagoniste della festa, con la luce, il profumo, la bellezza che irradiavano e comunicavano a tutti.
Eccetto quella giovane candela rossa e dorata che ripeteva ostinatamente: “No e poi no! Io non voglio bruciare. Quando veniamo accesi, in un attimo ci consumiamo. Io voglio rimanere così come sono: elegante, bella e soprattutto intera”.
Eccetto quella giovane candela rossa e dorata che ripeteva ostinatamente: “No e poi no! Io non voglio bruciare. Quando veniamo accesi, in un attimo ci consumiamo. Io voglio rimanere così come sono: elegante, bella e soprattutto intera”.
“Se non bruci è come se fosse già morta senza essere vissuta”, replicò un grosso cero, che aveva già visto due Natali. “Tu sei fatta di cera e stoppino ma questo è niente. Quando bruci sei veramente tu e sei completamente felice”.
“No, grazie tante”, rispose la candela rossa. “Ammetto che il buio, il freddo e la solitudine sono orribili, ma è sempre meglio che soffrire per una fiamma che brucia”.
“La vita non è fatta di parole e non si può capire con le parole, bisogna passarci dentro”, continuò il cero. “Solo chi impegna il proprio essere cambia il mondo e allo stesso tempo cambia se stesso. Se lasci che la solitudine, buio e freddo avanzino, avvolgeranno il mondo”.
“Vuoi dire che noi serviamo a combattere il freddo, le tenebre e la solitudine?”.
“Certo”, ribadì il cero. “Ci consumiamo e perdiamo eleganza e colori, ma diventiamo utili e stimati. Siamo i cavalieri della luce”.
“Ma ci consumiamo e perdiamo forma e colore”.
“Sì, ma siamo più forti della notte e del gelo del mondo”, concluse il cero.
Così anche la candela rossa e dorata si lasciò accendere.
Brillò nella notte con tutto il suo cuore e trasformo in luce la sua bellezza, come se dovesse sconfiggere da sola tutto il freddo e il buio del mondo.
La cera e lo stoppino si consumarono piano piano ma la luce della candela continuò a splendere a lungo negli occhi e nel cuore degli uomini per i quali era bruciata.
Brillò nella notte con tutto il suo cuore e trasformo in luce la sua bellezza, come se dovesse sconfiggere da sola tutto il freddo e il buio del mondo.
La cera e lo stoppino si consumarono piano piano ma la luce della candela continuò a splendere a lungo negli occhi e nel cuore degli uomini per i quali era bruciata.
Pace e bene, buona giornata!
Dal Vangelo secondo Luca
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
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