VENERDì 8 FEBBRAIO 2019 (Mc. 6-14-29)
“Si diceva…”
Non si può comprendere la persona di Gesù a partire dai nostri schemi.
Occorre l’umiltà di lasciarsi investire dalla sua novità.
Ciascuno cerca di dire qualcosa per inquadrarlo e ciascuno cerca di incasellarlo utilizzando lo schema più sorprendente che conosce: Elia, un profeta, il Battista risorto.
Una cosa hanno in comune queste rappresentazioni: per tutti, anche per Erode, Gesù è qualcuno di straordinario.
Erode addirittura guarda a Gesù a partire dal proprio peccato e lo confonde con il Battista che egli aveva fatto decapitare.
Credo che non sia mai finito il lavoro di smantellamento dei nostri schemi mentali con i quali pensiamo di poter comprendere la figura di Gesù.
Gesù è oltre ogni nostra rappresentazione, proprio perché è vero uomo, ossia l’uomo come ciascuno di noi non è ed è chiamato a diventare.
Gesù è novità ed è necessario che abbandoniamo la pretesa di avere qualche categoria in cui poterlo fissare.
Lasciamo che sia lui a mostrarci chi davvero egli è!
Lasciamoci meravigliare da quanto ci farà conoscere.
Lasciamoci meravigliare da quanto ci farà conoscere.
Oggi il Vangelo ci offre una chiave interpretativa particolare per comprendere la figura di Gesù.
Attraverso il martirio del Battista ci viene detto qualcosa di importantissimo su Gesù.
Giovanni è il precursore di Gesù non solo con la predicazione, ma anche con il martirio.
La sorte del Battista è figura, preannuncio della sorte di Gesù.
Giovanni è il precursore di Gesù non solo con la predicazione, ma anche con il martirio.
La sorte del Battista è figura, preannuncio della sorte di Gesù.
Gesù è la Verità che si mette in balia del capriccio degli uomini, che preferiscono le tenebre alla luce.
Pertanto, come il Battista, anch’egli troverà il rifiuto e la morte, ma in questo Gesù vi starà non come una verità morale che si ritorce contro chi la rifiuta come un capo di accusa, bensì come la Verità dell’amore di fronte al quale ogni capriccio e ogni menzogna si esauriscono.
Pertanto, come il Battista, anch’egli troverà il rifiuto e la morte, ma in questo Gesù vi starà non come una verità morale che si ritorce contro chi la rifiuta come un capo di accusa, bensì come la Verità dell’amore di fronte al quale ogni capriccio e ogni menzogna si esauriscono.
Quello che del Battista dice Erode, quasi spaventato, («Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!») sarà invece l’esito della vita e della passione di Gesù: la risurrezione.
IL VOLTO DI GESÙ (Bruno Ferrero)
In Sicilia, il monaco Epifanio un giorno scoprì in sé un dono del Signore: sapeva dipingere bellissime icone.
Voleva dipingerne una che fosse il suo capolavoro: voleva ritrarre il volto di Cristo. Ma dove trovare un modello adatto che esprimesse insieme sofferenza e gioia, morte e risurrezione, divinità e umanità?
Epifanio non si dette più pace e si mise in viaggio. Percorse l’Europa scrutando ogni volto, ma nulla. Il volto adatto per rappresentare Cristo non c’era.
Una sera si addormentò ripetendo le parole del Salmo: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”.
Fece un sogno. Un angelo lo riportava dalle persone incontrate e gli indicava un particolare che rendeva il loro volto simile a quello di Cristo: la gioia di una giovane sposa, l’innocenza di un bambino, la forza di un contadino, la sofferenza di un malato, la paura di un condannato, la bontà di una madre, lo sgomento di un orfano, la severità di un giudice, l’allegria di un giullare, il volto bendato di un lebbroso.
Fece un sogno. Un angelo lo riportava dalle persone incontrate e gli indicava un particolare che rendeva il loro volto simile a quello di Cristo: la gioia di una giovane sposa, l’innocenza di un bambino, la forza di un contadino, la sofferenza di un malato, la paura di un condannato, la bontà di una madre, lo sgomento di un orfano, la severità di un giudice, l’allegria di un giullare, il volto bendato di un lebbroso.
Epifanio tornò al suo convento e si mise al lavoro.
Dopo un anno, l’icona di Cristo era pronta e la presentò all’abate e ai confratelli che rimasero attoniti. Il volto di Cristo era meraviglioso, commovente, scrutava nell’intimo e interrogava. Invano chiesero a Epifanio chi gli era servito da modello.
Non cercare il Cristo nel volto di un solo uomo, ma cerca in ogni uomo un frammento del volto di Cristo.
Pace e bene e buona giornata!
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
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